domenica 15 dicembre 2019

PALEORECENSIONE: STARCRASH, LO STAR WARS ITALIANO


PALEORECENSIONE: STARCRASH, LO STAR WARS ITALIANO


Bentornati! In attesa dell’ultimo capitolo della saga di Guerre stellari, oggi voglio parlarvi di una pietra miliare della fantascienza italiana, ovvero Starcrash – Scontri stellari oltre la terza dimensione! Non potete dirvi dei nerd se non l’avete mai visto.

Uscito nel ’78, sfruttò l’onda del successo di guerre stellari, anche se il regista Lewis Coates (ossia l’italianissimo Luigi Cozzi), sostenne che l’idea era antecedente all’uscita del film di Lucas.

Comunque sia si tratto di una produzione importante per la cinematografia italiana, girata negli studi di Cinecittà, mentre alcuni esterni furono girati in Marocco e Tunisia.

Tanto per farvi capire furono ingaggiati John Barry (compositore delle colonne sonore di diversi 007) per la colonna sonora e nientepopòdimenoche Christopher Plummer (Tutti insieme appassionatamente. Evidentemente doveva finire pagare il mutuo) nel ruolo dell’imperatore. E devo segnalare addirittura David Hasselhoff  in uno dei suoi primissimi ruoli e Nadia Cassini (chi se la ricorda?) nel ruolo della Regina delle Amazzoni.
 

             
 
Nella galassia, il panciuto e malvagio conte Zarth Arn ha costruito un’arma mentale che fa impazzire le persone a distanza e se ne vuole servire per eliminare l’Imperatore dell’universo per prenderne il posto. L’avvenente avventuriera Stella Star (giuro, non me lo sto inventando!) e il suo fedele amico Akton dotato di poteri super-normali(!?), mentre stanno scappando dalla polizia trovano un sopravvissuto di una squadra inviata dall’Imperatore per trovare il pianeta dove il conte ha nascosto l’arma. I due traggono in salvo il superstite per poi venire catturati e condannati per i loro crimini ai lavori forzati su due pianeti diversi.

Però, sorpresa! L’Imperatore in persona li libera e li recluta per andare a cercare le navette di salvataggio della nave imperiale abbattuta, su cui era imbarcato anche suo figlio, il principe.
 
 

 
 
 
 
Quindi i due avventurieri, accompagnati dal poliziotto dalla faccia verde Thor e dal robot pistolero Elle iniziano a girare per i pianeti delle Stelle proibite, incontrando Amazzoni alleate col conte e che comandano robot giganti, pianeti gelati e trogloditi cannibali, e anche traditori e rivelazioni, fino a ritrovare l’unico altro superstite della spedizione che poi si rivelerà il figaccione principe scomparso, Raima, che salva Stella dai cannibali, per poi aiutarla nella battaglia finale con il conte.
 

 
 
 
 
Non vi spoilero il finale, né altri colpi di scena perché il film VA VISTO. Assolutamente. Ma non perché sia un capolavoro  ingiustamente sottovalutato, ma perché è davvero, davvero, ai limiti del trash, con buchi di trama grossi come buchi neri, dialoghi scritti con i piedi e, in generale una messa in opera talmente, talmente… TALMENTE TALE che, più ci penso, più mi convinco che l’hanno fatto apposta così.

Dal costume fetish di Stella, alla non spiegazione dei poteri di Akton che, diciamocelo, poteva affrontare l’intera avventura da solo, bendato e con le mani legate, alla recitazione da cani dei comprimari, ai robot animati a passo uno, tutto contribuisce a renderlo assolutamente unico.



Ma, credetemi, questo film nasconde anche diverse genialate che andrebbero copiate anche da produzioni più importanti, tipo la fortezza spaziale del conte a forma di mano artigliata che si chiude a pugno quando viene attaccata(!), oppure la versione spaziale dei “maiali”, ovvero dei Siluri a Lenta Corsa, quei mini sommergibili a forma di siluro che vennero usati dalla Marina Italiana durante la II Guerra Mondiale per fare atti di sabotaggio alle navi nemiche. Quella è davvero una figata! (Per altre informazioni cliccate su questo link)

Ovviamente, all’uscita nelle sale tutta questa genialità non fu recepita, e il film fu stroncato, sia in Italia che all’estero. Forse anche complice il cambio del distributore, dalla American International Pictures, che si defilò, non appena visto il prodotto, alla New World Pictures. Poi, come spesso succede, acquisì popolarità e in parte rivalutato.

Se riuscite a trovare il dvd è meglio, altrimenti cliccate QUI.

Per ora è tutto! Vi auguro Buon Natale e alla prossima!

martedì 26 novembre 2019

IL CIMMERO A CARTONI


IL CIMMERO A CARTONI

Bentornati! Oggi voglio parlarvi di una pietra miliare dell’animazione (XD): il cartone animato di Conan il barbaro! (Conan the adventurer nella versione originale).

Infatti, negli anni ’90, qualcuno pensò che fosse una bella trovata fare una serie animate sulle avventure del nostro cimmero preferito, e perciò ne misero in cantiere ben 65 episodi(!), più una seconda serie.

Il tutto, ovviamente, accompagnato da una serie di action figure (i pupazzetti per noi vecchi), che erano, sospetto, la vera ragione di tutto ciò.

La trama vede il giovane barbaro Conan vedere la propria famiglia trasformata in statue di pietra da Iracond (sigh), capo degli Uomini serpente che sta cercando un modo per far tornare nel mondo mortale il suo signore, il dio Set. Conan sopravvive solo grazie a una collana magica donatagli dal nonno.

Messi al sicuro i suoi cari, in groppa al suo cavallo Tuono, parte per una missione di vendetta armato di una spada forgiata dal padre col metallo delle stelle, ricavato da un meteorite e che ha il potere di svelare il vero aspetto degli uomini serpente (che possono camuffarsi) e spedirli nella dimensione in cui è confinato il loro dio.

Dall’incontro con il mago Epimetreus riceverà uno scudo con l’effige di una fenice che, in realtà è una vera fenice, di nome Fenisio (facepalm), che ogni tanto si materializza per aiutare l’eroe e che è la mascotte/spalla comica del cartone (assomiglia più a un pappagallo) ed è ghiotta di melograno.

Incontrerà vari alleati lungo al strada, tutti accomunati dal fatto di avere armi fatte di metallo delle stelle: Zula dai regni del sud con le sue bolas; la ladra Jasmine con di suoi shuriken; Snag con la sua ascia; Falkenar con la sua frusta.

Una allegra combriccola che gira per l’era hiboryana smascherando e combattendo i seguaci del serpente fino all’inevitabile scontro finale.
 

Parliamoci chiaro: è senza dubbio un prodotto dedicato ai bambini, dove la violenza e il cinismo sono molto edulcorati, e dove non mancano qua e là qualche pippone morale. Le avventure seguono raramente le avventure originali del cimmero (anche se non mancano riferimenti diretti che o apprezzato molto come quello de La Torre dell’elefante, o quello ispirato liberamente a Chiodi rossi).

Non ricordo di aver visto tutti gli episodi (secondo wikipedia non vennero trasmessi neanche tutti), però ne fu fatto un seguito dove Conan fa da tutore a tre giovani eroi (WTF?!)

Se eri cresciuto col Conan di Schwarzenegger o leggendo i racconti originali (come me), una operazione del genere non poteva non farti storcere un poco il naso. Ma erano gli anni ’90 di roba del genere ne vedevi parecchia (come scriverò più avanti), e quindi uno ci metteva una pietra sopra.

Se vi capita, su Youtube se ne può trovare alcune clip.

Alla prossima!




sabato 16 novembre 2019

LA COLONNA SONORA DE IL PROFETA DEL NULLA!

BENTORNATI!


Avete mai ascoltato la colonna sonora di un libro? No, non parlo del film tratto da un libro, intendo proprio quei cosi fatti di carta!
Se la risposta è no, allora da oggi potete. Grazie agli amici del Blog Read and Play da oggi è disponibile LA COLONNA SONORA DE IL PROFETA DEL NULLA, scelta appositamente da Vecchio Nerd in persona.
Si tratta di 9 brani disponibili su Spotify che potrete ascoltare singolarmente oppure accompagnandoli alla lettura del libro!
Buona lettura e buon ascolto!

martedì 12 novembre 2019

UN ANNO SENZA STAN "THE MAN"


UN ANNO SENZA STAN "THE MAN"

È ormai passato un anno dalla morte di Stan Lee, “Il Sorridente” o, anche "L'Uomo".

È da allora che mi chiedo come avrebbe visto il successo planetario di Avengers Endgame (dove fa il suo ultimo cameo), se avesse ancora dei progetti in cantiere. Come se mi avesse sentito, proprio l’altro giorno in libreria ho visto questo libro frutto della collaborazione con Luke Lieberman e Ryan Silbert.

Mentre della sua eredità ho già parlato allora in questo articolo.

Oggi, visto che si è chiusa da poco l’appuntamento con Lucca Comics & Games, voglio ricordarlo con questa intervista nell’unica occasione in cui l’eminenza grigia della Marvel partecipò alla manifestazione.

E poi con il suo ultimo cameo in Endgame.

Ciao, Stan, ti amiamo 3000 (citazione furba, lo so.)



 

venerdì 6 settembre 2019

Spider-man a zampa d’elefante


Spider-man a zampa d’elefante

 

Bentornati!

Allora: oggi i serial (o, come li chiamavamo noi vecchietti, i telefilm) sui supereroi vengono prodotti senza grandi problemi ma, negli anni ’70, non era così.

Quindi fu un evento quando, nel 1977, l’emittente CBS, dopo aver prodotto L’incredibile Hulk (ve lo ricordate Lou Ferrigno dipinto di verde, vero?) decise di riprovarci con The Amazing Spider Man!

Ne furono prodotte solo 2 stagioni, per un totale di 14 episodi compreso il pilot di 92 minuti, un vero e proprio film, che venne proiettato anche nei cinema.

Ed è così che arrivò qui in Italia: come film al cinema e poi in TV. Ma parlo solo del pilot, visto che la serie vera e propria , nel Bel paese, non arrivò mai. Però arrivarono altri 2 film, anticipando di trena e passa anni la moda delle trilogie: peccato che entrambi altro non erano che un montaggio, rispettivamente, del 2° (L'uomo ragno colpisce ancora. Star Wars docet) e 3° episodio della prima stagione e l’ultimo episodio della terza (L'uomo ragno contro il drago). L

Come mai, vista la popolarità del nostro amichevole arrampicamuri di quartiere non viene ricordata con nostalgia come la serie sul Golia Verde?

Da dove vogliamo cominciare?

Innanzitutto la storia: le origini vengono rispettate, c’è il ragno radioattivo, Peter, ovviamente, zia May, J.J. Jameson… e basta.

Niente MJ, o Gwen Stacy. Niente Flash Thompson. Neanche il capitoano Srtacy sostituito da un anonimo capitano Barbera. E, fatto grave, nessuno degli iconici villain che hanno fatto la fortuna del fumetto: Goblin, Dottor Octopus, Mysterio. Nemmeno Kraven, che sulla carta dovrebbe essere il più facile da riproporre si fa vedere. Per dire, nel pilot Spidey deve affrontare dei criminali che usano l’ipnosi per commettere i loro crimini. E basta.

Uno potrebbe dire anche. “Vabbé, magari si tengono i grossi calibri per dopo.” E, invece, no.

(E c’è chi si lamenta dei film più recenti…)


 
 
 
Poi: la messa in opera. I lanciaragnatele erano così grossi e ingombranti che l’attore che interpretava Peter Parker, Nicholas Hammond riusciva a malapena a chiudere le mani. Inoltre, i critici dell’epoca, contestarono la banalizzazione del personaggio di Peter, spogliato di quei tormenti che lo caratterizzavano nei fumetti.




















Nonostante ciò la serie ebbe un certo successo, soprattutto tra in non fan ;), ma la Parmount, che la produceva e la CBS che la distribuiva decisero di chiuderla lo stesso per via dei costi elevati, a loro dire.

 
Anche se, a me, non sembra di ricordare chissà che effettoni. E non venitemi a dire: E, ma sai, la tecnologia di allora… In quell’anno usciva anche Guerre Stellari, volendo la tecnologia c’era…

Comunque quello che è stato è stato. Di acqua ne è passata sotto i ponti e ora le cose sono decisamente cambiate.

Per oggi è tutto. Alla prossima!







sabato 27 luglio 2019

BUON COMPLEANNO GARY!

BUON COMPLEANNO GARY!

 
 
Il 27 luglio di 81 anni fa è nato Gary Gygax, uno dei creatori, insieme a Dave Arneson di Dungeons and Dragons.
Purtroppo Gary ci lasciò il 4 marzo del 2008, ma in questo Gary Gygax Day vogliamo continuare a festeggiarlo per ringraziarlo di aver contribuito a creare un intero genere di giochi.
Thank you!

mercoledì 24 luglio 2019

LA TERRA DEI GIGANTI


LA TERRA DEI GIGANTI

 
  


No, non è un post su L’attacco dei giganti, il famoso manga, ma su di una serie televisiva degli anni ’60 approdata in Italia vent’anni dopo.

Storia:
Nel futuristico 1983 (si vabbé, ma l’ho già detto che la serie è del 1968?), una navicella suborbitale che fa scalo da Los Angeles a Londra finisce accidentalmente in una nube di energia e atterra su di un pianeta simile alla Terra dove TUTTO è, però, ingigantito di 12 volte. Viene subito raccolta da un bambino gigante e successivamente attaccata da un gatto ovviamente proporzionato al bambino (!)
 
Da quel momento per i 7 protagonisti (4 passeggeri e 3 membri dell’equipaggio) scatterà una lotta per la sopravvivenza e per riuscire a tornare a casa.
Il problema principale è che  la navicella Spindrift (nascosta in un bosco) è gravemente danneggiata e non può essere riparata con la tecnologia dei giganti (anche se in qualche episodio si parla, invece, di mancanza di carburante.)
Inoltre gli indigeni (i giganti) non sembrano molto ospitali con i protagonisti. Il continente in cui si trovano è retto da un regime dittatoriale (più fascista che comunista, a quanto mi ricordo) con una tecnologia simile a quella dell’America degli anni ’50/’60, anche se, nel corso della serie, non mancheranno gli incontri con dissidenti e ribelli che cercano di rovesciare il regime
Non mancano delle incongruenze in questo mondo di cui non verrà mai rivelato il nome: pur essendo arretrati conoscono la Terra, Marte e Venere e, in una occasione, il capitano riesce a intravedere la Terra tramite speciali visori costruiti dai giganti, che dimostrano  così di avere conoscenze avanzate in alcuni campi per poi essere molto arretrati in altri. Inoltre conoscono l’inglese e hanno abitudini simili ai terrestri.
I protagonisti, inoltre, scoprono che la loro non è la prima navicella che si schianta sul pianeta, anche se quasi mai vi sono dei sopravvissuti (Tranne qualche eccezione come nell’episodio Gabbia dorata).
La serie durò 2 stagioni, per un totale di 51 episodi, e poi venne sospesa per gli alti costi di produzione, nonostante ci si fosse ingegnati in ogni modo compreso riciclare sfondi e location da altre serie.
Purtroppo chiuse senza un finale adeguato, lasciando in dubbio il destino degli sventurati terrestri.
È una serie che ricordo con particolare nostalgia, nonostante all’epoca mi creasse inquietudine e angoscia, e aggiungo che, con la tecnologia di oggi non sarebbe difficile farne un remake (Così almeno saprò  se tornano a casa oppure no.)
Per oggi è tutto. Alla prossima!

martedì 25 giugno 2019

I CARTONI ANIMATI DI DUNGEONS AND DRAGONS!


I CARTONI ANIMATI DI DUNGEONS AND DRAGONS!

 

Bentornati! Da un po’ di tempo gira questa pubblicità di un noto marchio di automobili. Date un’occhiata.

Ma chi sono quei tizi? Che mi vuol dire? E quanti di voi hanno mai giocato a Dungeons and Dragons?
Bene. Forse i più giovani (ma, scommetto, anche qualcuno di quelli più agé), non saprà che, negli anni ’80, quando tutto era più tamarro, venne prodotta una serie di cartoni animati ispirata al gioco di ruolo più famoso del mondo!
La serie si chiamava, appunto, Dungeons and Dragons uscì nel 1983 e seguiva le avventure di un gruppo di ragazzi che, saliti su una giostra al luna park, vengono trasportati in un mondo fantastico dove devono affrontare le forze del male grazie ad armi magiche e al loro coraggio e astuzia. Tutto questo viene sempre narrato nella sigla iniziale che funge quindi anche da riassunto. E questa pubblicità ne riprende le avventure, dando anche un finale degno alla storia. Ma di questo ne riparleremo poi.

Ad accoglierli c’è Dungeon Master, un ometto pelato che si presenta come un grande mago che dona loro degli oggetti magici e che li avverte che sono lì per una ragione. Senza mai specificare quale e sparendo sempre sul più bello. (Anche se a me è sempre venuto il dubbio che i protagonisti sono lì solo per fare da carne da cannone per i cattivi, ma tant’è…)

I protagonisti (ma a questo punto potremmo anche chiamarli PG) sono:
Hank il ranger, il figaccione del gruppo dotato di un arco che materializza frecce di energia;
Sheila la ladra, dotata di un mantello invisibile;
Bobby il barbaro, fratellino minore di Sheila, dotato di una clava che trabocca di energia;
Eric il cavaliere, dotato di uno scudo antitutto, ricco e viziato. Lo stronzo del gruppo, per capirci; 
Presto il mago, dotato di un capello da mago da cui può estrarre qualsiasi cosa, ma che non sa usare bene;
Diana, l’acrobata. La quota black del gruppo, atletica e dotata di una staffa che si allunga e accorcia a comando.
E poi c’è la mascotte del gruppo Uni, un piccolo unicorno che si lega a Bobby e che bela invece di nitrire (ma perché?)
A mettere loro i bastoni tra i piedi ci sono la temibile Tiamat, un drago a cinque teste e Venger, un pericoloso demone alato dotato di un solo corno. Entrambi vogliono le armi dei ragazzi per i loro scopi, ma sono entrambi troppo egoisti per allearsi, finendo a volte col combattere tra loro, dando così un vantaggio ai PG.
Le avventure sono autoconclusive, con i ragazzi che cercano in continuazione un modo per andarsene e, mentre lo fanno, incappano nel Dungeon Master che compare dal nulla, dà loro delle indicazioni sulla loro prossima missione e scompare, frustrando ogni volta le speranze dei protagonisti (Fossi stato in loro a un certo punto avrei picchiato il DM con le stesse armi che aveva fornito loro. Ma non lo hanno mai fatto, forse perché troppo buoni o troppo fessi.)
L’intera serie ha dei rimandi solo in parte al gioco di ruolo, a parte qualche mostro iconico tipo il beholder e poco altro. Alcuni dei ruoli dei PG, in realtà, non hanno un vero corrispettivo (non esiste la classe dell’acrobata, e il cavaliere non assomiglia per niente al paladino).
In compenso era ben scritta e prodotta, con alcuni episodi che aizzarono gli animi di alcuni genitori bacchettoni che accusarono la serie di eccessiva violenza (è chiaro che ‘sti americani non avevano ancora visto Ken il guerriero). Tra gli sceneggiatori ci sono anche i padri di D&D, Gary Gygax e Dave Arneson, oppure Paul Dini e Michael Reavers (che avrebbe avuto successo poi con la serie animata su Batman negli anni ’90) e fu prodotta oltre che dalla TSR(la casa editrice di D&D all’epoca) anche dai Marvel animation studios, che affidò la realizzazione alla giapponese Toei animation (mica pizza e fichi!)
La serie purtroppo durò sole 3 stagioni per un totale di 27 episodi e rimane senza un vero finale, anche se in seguito venne pubblicata la sceneggiatura prevista per la puntata finale, dove si scopre che Venger, in realtà, è il figlio di Dungeon Master corrotto dalla sete di potere e che riesce a riappacificarsi col padre e con i ragazzi che hanno la possibilità di scegliere: tornare sul loro mondo o rimanere a vivere altre fantastiche avventure. (ma col cavolo!)
 
Piccola nota in chiusura: in Brasile ebbe talmente tanto successo che viene ritrasmesso regolarmente dagli anni ’80!

lunedì 27 maggio 2019

PALEORECENSIONE: KRULL


PALEORECENSIONE: KRULL

 
 
 
 Un’enorme roccia viaggia nello spazio verso un pianeta simile alla Terra. Sembrerebbe un comune asteroide, ma non lo è: a una estremità ha una cupola di un materiale sconosciuto e, quando atterra sul pianeta, lo fa come lo farebbe un’astronave.
Benvenuti a questa ennesima paleorecensione! Oggi esamineremo un piccolo gioiello semidimenticato della Science Fantasy, ossia del peccaminoso incrocio di Fantasy e dì Fantascienza: Krull, del 1983.
Un film che, nonostante gli anni, rimane abbastanza godibile e originale.
Tra gli attori spicca tal Ken Marshall, che ebbe un fugace successo anche in Italia negli anni ’80 quando interpretò Marco Polo nell’omonimo sceneggiato, pardon, fiction della Rai.
E, inoltre, c’è anche un giovane Liam Neeson nei panni del bandito Kegan(ma quanti film ha fatto, quest’uomo? E poi dicono di Samuel L. Jackson)

Quelle che ho descritto all’inizio sono le prime scene del film, che ci viene presentato così senza altre spiegazioni. Quelle arrivano dopo, da una voce fuoricampo, che scopriremo poi appartenere a Ymyr il Vecchio.

Costui ci informa prima che il pianeta dove si svolge la vicenda si chiama Krull, di chiaro stampo medievale, e che la roccia con la cupola, altro non è che la dimora di un crudele tiranno spaziale chiamato semplicemente Il Mostro (The Beast, in originale. Perché perdere tempo con nomi che annodano la lingua se sei il male incarnato?), che comanda orde di soldati chiamati Massacratori che, ovviamente, massacrano tutti coloro che si oppongono loro. Inoltre Ymyr parla di una profezia che parla di una fanciulla di nobile lignaggio che sarà libera di scegliere il suo sposo e con esso genererà un figlio che regnerà sul cosmo (emmecojoni!)
Dopo questo lungo incipit veniamo a conoscenza che due dei principali regni del pianeta, nelle persone dei rispettivi re, hanno deciso di mettere da parte la loro lunga rivalità attraverso l’unione in matrimonio dei rispettivi figli per poter contrastare i Massacratori. Ma, mentre i due re faticano a ingoiare il rospo i rispettivi figli, il principe figaccione Colwyn (ossia Ken Marshall) e la principessa Lyssa, non vedono l’ora essendo innamorati.
La cerimonia è suggestiva e anche importante, in seguito: lui spegne una torcia nell’acqua e lei, dopo averla ripescata ancora accesa, la deve offrire allo sposo.
Ma, proprio durante la cerimonia, vengono attaccati dai Massacratori che, omen nomen massacrano tutti e si portano via la principessa, lasciando il quasi sposo mezzo morto.
Salvato da Ymyr, Colwyn parte alla ricerca della sua sposa, con il Vecchio che lo avverte che non sarà facile trovare la Fortezza nera del Mostro e liberare la principessa: la Fortezza nera scompare all’alba per riapparire immediatamente in un altro luogo

distante anche centinaia di chilometri ogni giorno. Inoltre dovrà affrontare il Mostro stesso, che mai nessuno è mai riuscito a sconfiggere. Per batterlo avrà bisogno di aiuto, ossia del Glaive, una mitica arma a forma di stella a cinque punte da cui escono altrettante lame e che può venire lanciata come una specie di shuriken per poi tornare nelle mani del suo possessore come fosse Mjiolnir, il martello di Thor.

Colwyn lo recupera in una caverna in cima a una montagna dentro cui trova un ruscello di lava e, dentro il ruscello, il Glaive. Il principe lo tira fuori immergendo la mano nella lava(!), forse perché dato che è figaccione e predestinato dev’essere anche ignifugo.
Comunque, una volta recuperata la superarma lui e Ymyr ripartono verso il Veggente cieco degli smeraldi per farsi predire dove comparirà, indomani, la fortezza del nemico.
Durante il viaggio incontrano e arruolano Ergo il Magnifico un cialtrone che, però, riesce a trasformarsi in ogni tipo di animali, e che è la nota comica del film, un gruppo di banditi e ex galeotti guidati dal cinico Torquil, uno dei personaggi più interessanti del film, e il ciclope Rell, che appartiene a una razza di un altro pianeta che tempo prima aveva fatto un patto col Mostro: uno dei loro occhi in cambio del potere di vedere il futuro. Il Mostro, però, li aveva ingannati dando loro il potere di vedere la loro morte (domanda: come cavolo a fatto ad arrivare sul mondo di Krull e perché???)

Alla fine arrivano dal Veggente, che vive nascosto col suo assistente, il piccolo Titch.

La divinazione fallisce a causa dell’intervento del Mostro, che non gradisce ficcanaso. SI parte allora per la Palude maledetta, al cui interno il Mostro non potrà interferire, ma gli eventi precipitano: vengono assaliti dai Massacratori e il Veggente viene assassinato dal Mostro stesso, che ne ha preso le sembianze.

L’alternativa, ora, è arrivare alla Vedova della ragnatela, una strega che vive in una montagna con a guardia un ragno gigante. Ymyr parte da solo per porre la domanda e si scopre che costei altro non era che l’antico amore del vecchio, condannata a vivere lì per espiare una orribile colpa. I due si riappacificano e lei dà l’informazione che serviva ma la cosa però costerà la vita a entrambi.
Il posto da raggiungere è lontanissimo: il Deserto di ferro. Catturano allora un gruppo di cavalli di fuoco, cavalli che corrono talmente veloci da fare letteralmente fuoco dagli zoccoli! (ok, lo ammetto, qui l’hanno fatta un po’ fuori dalla tazza.)
 

Arrivano appena in tempo, poco prima dell’alba e riescono ad entrare grazie a Rell, che si sacrifica sfidando il proprio destino.
Continua la decimazione degli eroi: Ergo il piccolo Titch rimangono separati, col mago che si trasforma in tigre per proteggere il secondo dai nemici mentre Colwyn e gli altri, dopo aver attraversato ambienti usciti da un incubo, raggiungono la prigione di Lyssa che, nel frattempo, ha resistito a tutti i tentativi di seduzione del Mostro.
Finalmente si vede usare il Glaive per aprire un varco nella prigione e poi combattere il Mostro, che si presenta come un gigantesco alieno dagli occhi rossi che sembra un incrocio tra lo xenomorfo di Alien e il Mostro della palude.
 

Riescono a ferirlo, ma il Glaive rimane incastrato nel suo gigantesco corpo. Allora completano la cerimonia e Colwyn, lanciando fuoco dalla mano, riesce a uccidere il malvagio e a scappare con in superstiti prima che la fortezza si distrugga.

Un piccolo gioiellino con le sue pecche, certo, i cui effetti speciali risentono un po’ del tempo, ma tutto sommato non male, anche per il coraggio di proporre qualcosa di nuovo.

Come al solito potrete gustarvelo in italiano QUI.https://www.youtube.com/watch?v=TWX78ZWQpzA&t=6784s

Alla prossima!

venerdì 10 maggio 2019

La fine è parte del viaggio


La fine è parte del viaggio

Bentornati! Sono passate ormai due settimane dall’uscita di Avengers endgame. Bene o male l’abbiamo visto tutti, ma non voglio fare una recensione, un sacco di gente l’ha già fatta. In questo articolo tirerò le somme di questi 11 anni del Marvel Cinematic Universe (d’ora in poi MCU), cosa è stato e cosa ci ha lasciato.

È innegabile che, quando nel 2008 uscì il primo Iron man e, soprattutto, quando comparve Samuel L. Jackson nei panni di Nick Fury nella scena post credit, nessuno, neanche la dirigenza della Marvel si sarebbe aspettato un successo del genere. Bè, loro ci speravano, ma era comunque una scommessa. Per un fan, sentir parlare dell’ Iniziativa Vendicatori, bé, fu fantastico. Ma nessuno di noi era davvero preparato a ciò che avvenne in seguito.

Ed è qui che voglio sottolineare una cosa: quello che è stato fatto con l’MCU sarà qualcosa che resterà per forza negli annali non solo del cinema, ma anche della cultura pop. Sto esagerando?

Siamo obiettivi: i sequel e gli spin-off sono sempre esistiti, certo, ma un universo condiviso di questa portata no, mai. Una serie di singoli film, che pellicola dopo pellicola compongono un mosaico articolato, un universo pieno di rimandi, collegamenti, dinamiche interne, riconoscibile, anche a costo, lo ammetto, di appiattire alcune storie. Una cosa mai tentata prima.

Questo implica anche dei passi falsi, degli inciampi. Io stesso, da fan, sono il primo a dire che non tutti sono dei capolavori e, da cinefilo, salverei meno della metà dei 22 film fatti finora. Ma se guardiamo l’intera operazione nella sua totalità, da Iron Man a Avengers: Endgame, allora non c’è n’è per nessuno. Game, Set, Incontro. Fine della partita (ahah).

E qui tocchiamo un altro punto: la gente dietro le quinte. Tutte le migliaia e migliaia di professionisti coinvolti in questo progetto, che sono cresciuti in numero film dopo film. E, soprattutto, la necessità di avere qualcuno con le idee chiare, la mano ferma e le palle d’acciaio. Qualcuno come Kevin Feige, appunto. Credo che sia lui, alla fine, l’asso vincente di tutta l’operazione. Senza qualcuno come lui a sovrintendere il tutto, questa cosa sarebbe naufragata tempo fa. Devo dire che non credo sia stato facile per lui, dovendo affrontare e risolvere una miriade di problemi come la sostituzione del regista in Ant Man o il licenziamento (anche se poi riassunto) di James Gunn.

Ma ha anche calato delle belle carte, a cominciare dalla scelta di chi avrebbe interpretato quei ruoli. A parte Robert Downey Jr, che era tagliato per il ruolo di Tony Stark diventando anche il volto iconico dell’intero progetto, non dimentichiamo il fior fiore di attoroni che si sono avvicendati nel corso degli anni: Anthony Hopkins, Michael Douglas, Robert Redford, Renè Russo, Michelle Pfeiffer, Cate Blanchett, Jeff Bridges, Mickey Rourke, e tanti tanti altri. In pratica mezza Hollywood. Per non contare quelli che ha lanciato, tipo Tom Hiddleston (che, siamo onesti, se non fosse stato preso per il ruolo di Loki, oggi dove sarebbe?)

Quindi, ora che siamo arrivati alla fine di questo arco narrativo(In realtà la conclusione sarebbe con Spider-man: far from home, in uscita nei prossimi mesi), cosa ci rimane di tutto ciò?

Prima di tutto che il coraggio paga, insieme a un’ottima organizzazione.

Riprendendo il discorso su Kevin Feige, è quello che è mancato alla DC comics. Andando oltre il mero discorso sulle differenze (più o meno comicità, i personaggi, ecc.), quello che è veramente mancato alla DC è stata una visione d’insieme organica e il coraggio di fare determinate scelte. Se avessero avuto anche loro una persona come Feige e avessero avuto il coraggio di osare, non nego che il loro universo fumettistico cinematografico avrebbe senza dubbio rivaleggiato alla pari con quello Marvel, invece di rincorrerlo. Il fallimento di tutta l’operazione e il loro concentrarsi su film stand-alone, dove sembrano dare il loro meglio, non fa altro che avvalorare questa affermazione, come anche altri tentativi simili come l’universo cinematografico dei Mostri della Universal (La Mummia con Tom Cruise, brrrr).

Poi c’è da dire che questo primo arco narrativo dell’MCU sarà assolutamente irripetibile, persino dalla stessa Marvel.

Il perché è chiaro e già ribadito: è stata la prima volta e, come si sa, la prima volta non si dimentica(battutaccia, lo so.)

Molte persone erano ragazzini quando questi film sono iniziati a uscire, sono cresciuti con loro e ne hanno modellato l’immaginario. L’MCU è stato il loro imprinting. L’emozione di vedere per la prima volta quei personaggi in quel modo non si dimentica. Per questo, anche se i prossimi film Marvel Studios fossero perfetti, e magari vincessero una valanga di Oscar, non sarebbero affatto paragonabili nel vedere Capitan America che impugna Mijolnir e picchia Thanos e, più tardi guidare la carica degli eroi al grido di “Avengers uniti!” o la tristezza delle morti della Vedova Nera o di iron Man.

Occorrerà attendere che questa generazione sia vecchia, per rivedere qualcosa di simile.

Per tutte queste ragioni, signori e signore, quello che si conclude quest’anno è qualcosa che dovrà essere segnato in rosso sul calendario, e i cui effetti non possono essere previsti, nemmeno con la Gemma del Tempo.

La fine è parte del viaggio. Iron Man è morto, lunga vita all’MCU.