mercoledì 26 dicembre 2018

IL RITORNO DELLA SPADA DI GHIACCIO


IL RITORNO DELLA SPADA DI GHIACCIO



Scusate del ritardo di questo articolo, ma bentornati!

Oggi parleremo del seguito della Spada di ghiaccio, l’epica epopea che vide Pippo e Topolino (nell’inedita veste di spalla) affrontare il malvagio Principe delle nebbie nella dimensione dell’Argaar durante le feste di Natale.

Il Torneo dell’Argaar fu, in origine, pubblicato in due parti sul settimanale Topolino nei numeri  1464 e 1465 nel dicembre del 1983, proprio durante le feste come la prima storia di cui abbiamo parlato QUI.

La trama: è ormai passato un anno dalla loro prima avventura e Topolino e Pippo stanno preparando l’albero, ricordando le loro imprese. Usciti per fare le compere dell’ultimo minuto, si rendono conto che il vecchio Yor sta cercando di contattarli attraverso dei avvenimenti all’apparenza casuali,  (una scritta su di un cartellone, la sua immagine su di una palla appesa su di un albero).

A quel punto corrono da Minni irrompendo a casa sua, dove recuperano il Piatto degli Zoltan, il mezzo per attraversare le dimensioni con cui l’Uli Boz irruppe nelle loro vite, e che Minni utilizza come fioriera.

Dopo essere scomparsi davanti agli occhi di una stupita fidanzata, i due arrivano a destinazione, trovandola completamente cambiata: il villaggio dei pacifici Uli ha lasciato il posto a una megalopoli uscita da Star wars, al cui centro fa bella mostra la statua del Cugino di Alf (ossia Pippo) e dei suoi alleati.

Incontrato fortunosamente Boz, costui spiega tutto: la notizia dell’impresa di Pippo aveva girato per tutta l’Argaar, attirando visitatori e creando un flusso turistico che aveva portato soldi. Yor aveva condiviso con gli Uli alcune delle sue conoscenze, portando allo sviluppo della regione, il tutto in ben 222 anni! (il tempo scorre diversamente rispetto alla Terra).

All’improvviso, però, alcuni frammenti incandescenti piovono dal cielo: Boz ammette che c’è un grave problema in corso e li porta da Yor, che svela l’arcano. Costui li ha richiamati usando un oggetto chiamato Copricapo dei Mugh, capace di alterare la realtà e li ha attirati di nuovo perché c’è un grave pericolo: un antico vulcano si è risvegliato e minaccia la sopravvivenza degli Uli. L’unico modo per fermare la violenta eruzione è gettarci dentro un frammento di gherrotite un rarissimo minerale il cui unico esemplare conosciuto è nelle mani del dei Bedi, un popolo confinante, che sarà disposto a cederlo se il Cugino di Alf accetterà di essere il suo campione nel Torneo dell’Argaar, una sfida tra i vari popoli che si svolge ogni 400 anni. Pippo, dopo essere entrato in crisi per aver saputo di avere ben 222 anni in più sul groppone (!) accetta, insieme a Topolino, Boz e una loro vecchia conoscenza, il troll dei boschi Gunni Helm.

Inizia così una serie di sfide di coraggio e abilità: dalla caccia all’acculturato drago Zibibbo, a una esilarante(intendo letteralmente) gara di tiro con l’arco, fino alla sfida con l’inquietante Cavaliere nero, il torneo si concluderà con un colpo di scena che, davvero, non vi aspettate.

Questa seconda parte si dimostra all’altezza della prima, riuscendo a rinnovare la meraviglia del primo capitolo senza tradirlo ma aggiungendo nuovo tasselli a un mondo che si dimostra molto ricco e vario.

Non mancano, ovviamente, i momenti esilaranti (l’incontro col drago, la sfida finale la succitata gara di tiro con l’arco contro l’elfo), ma tutto è cosi ben amalgamato da non causare fastidio.

Il merito rimane tutto dell’insuperabile genio di Massimo de Vita che riesce a dare vita a una saga che non ha niente da invidiare a quelle più blasonate (e che, in qualche caso le supera pure? ;-) ).

Per oggi basta così, vi auguro un Buon Natale e un felice Anno Nuovo e vi do appuntamento al 2019!

Ancora AUGURI!!!

giovedì 6 dicembre 2018

PALEORECENSIONE: FIRE AND ICE – FUOCO E GHIACCIO


PALEORECENSIONE: FIRE AND ICE – FUOCO E GHIACCIO

Bentornati! Oggi affronteremo una nuova paleorecensione. Mettetevi comodi perché parleremo del film d’animazione Fire and Ice – Fuoco e ghiaccio di Ralph Bakshi,



Il tizio è lo stesso che negli anni ’70 ci regalò Fritz il gatto (il primo cartone a essere vietato ai minori) e il film d’animazione sul Signore degli Anelli girato in Rotoscope.
Il Rotoscope, per chi non lo sapesse, è, secondo Wikipedia: una tecnica di animazione utilizzata per creare un cartone animato in cui le figure umane risultino realistiche. Il disegnatore ricalca le scene a partire da una pellicola filmata in precedenza.
In origine, le immagini filmate in precedenza venivano proiettate su un pannello di vetro traslucido, dove fungevano da supporto per l'attività di disegno.
Recentemente questo congegno è stato sostituito dal computer. “
Questo permette di avere dei cartoni dall’animazione inconfondibile, un vero e proprio “marchio di fabbrica”, fatto con un mezzo che permette di abbattere di molto i costi.
Tornando a noi, Bakshi, per realizzare il film chiese aiuto a fior fiore di autori tra i quali spicca nientepopodimeno che il mitico FRANK FRAZETTA! Colui che ha in pratica definito l’immaginario del Fantasy con le sue illustrazioni e che aiutò il vecchio Ralph, oltre che nel design dei personaggi, anche alla sceneggiatura insieme a Gerry Conway, il celebre fumettista e sceneggiatore.
Ma, allora, con ‘sti nomi dietro, di che parla il film?
Parla di un epoca lontanissima in cui la strega Juliana, assetata di potere, scatena il figlio Nekron contro gli altri popoli. Il ragazzone è dotato del potere di controllare il ghiaccio e dal suo trono congelato è capace di muovere interi ghiacciai facendo ritornare il mondo in un’era glaciale. Al loro servizio hanno un intero esercito di primitivi uomini delle caverne che depredano i villaggi conquistati.
Tra questi c’è anche il villaggio del coraggioso Larn, un giovane con una bella treccia bionda e un perizoma ai limiti del fetish che è anche l’unico a sopravvivere ed è assetato di vendetta.
 
 
 
Intanto Juliana manda degli ambasciatori da re Jarol, il capo del Popolo del Fuoco,  gente che ha astutamente costruito la propria città alle pendici di un vulcano attivo. Il re e suo figlio Taro rifiutano di sottomettersi, ma nel mentre un commando di primitivi rapisce Teegra, la scosciata, seminuda e formosa figlia e sorella dei due.

 

 
 
 
 
 
 
 
 


 
La ragazza riuscirà e liberarsi e ad accoppare, contro ogni probabilità, un carceriere e incrocerà la strada con quella di Larn e del misterioso Darkwolf, un barbaro che indossa un elmo a forma di testa di lupo, armato di ascia e che sembra un incrocio tra Batman e Conan. E cazzuto il triplo di entrambi; costui ha giurato di uccidere Nekron e mammina e aiuterà i due giovani.
Da qui un susseguirsi di inseguimenti, colpi di scena, sentimenti, stregonerie, combattimenti, voli a dorso di pterodattilo (!) e fiumi di lava fino al confronto finale.
Al di là delle battute, il film merita davvero, anzi, forse meritava anche un 15/20 minuti in più per approfondire il mondo e i personaggi che Bakshi e soci hanno creato.
Soprattutto Darkwolf. Di lui non sappiamo praticamente niente. Larn, durante una visita a delle rovine di una civiltà scomparsa trova un bassorilievo con l’aspetto del guerriero, ma è tutto ciò che si può intuire del suo passato.
Anche di Nekron e mammina cara ne sappiamo poco. Ma alla fine ci si riesce a passare sopra, di fronte a una messa in opera come questa: un mondo selvaggio, primitivo a tratti ma già antico. Puro Sword and Sorcery da manuale che però non ebbe mai successo al botteghino ma, come succede spesso, divenne un cult movie successivamente.
Pochi sanno che nel 2014 Robert Rodriguez (Dal tramonto all’alba, Machete, Sin City) aveva espresso la volontà di farne un film dal vivo, con tanto di interessamento della Sony. Purtroppo del progetto non se ne sa più niente. (P.S. Io, personalmente, vedrei bene The Rock come Darkwolf)
 
Io l’ho trovato in lingua inglese QUI per chi non ha problemi con la lingua.
Per oggi è tutto. Arrivederci alla prossima!