mercoledì 26 dicembre 2018

IL RITORNO DELLA SPADA DI GHIACCIO


IL RITORNO DELLA SPADA DI GHIACCIO



Scusate del ritardo di questo articolo, ma bentornati!

Oggi parleremo del seguito della Spada di ghiaccio, l’epica epopea che vide Pippo e Topolino (nell’inedita veste di spalla) affrontare il malvagio Principe delle nebbie nella dimensione dell’Argaar durante le feste di Natale.

Il Torneo dell’Argaar fu, in origine, pubblicato in due parti sul settimanale Topolino nei numeri  1464 e 1465 nel dicembre del 1983, proprio durante le feste come la prima storia di cui abbiamo parlato QUI.

La trama: è ormai passato un anno dalla loro prima avventura e Topolino e Pippo stanno preparando l’albero, ricordando le loro imprese. Usciti per fare le compere dell’ultimo minuto, si rendono conto che il vecchio Yor sta cercando di contattarli attraverso dei avvenimenti all’apparenza casuali,  (una scritta su di un cartellone, la sua immagine su di una palla appesa su di un albero).

A quel punto corrono da Minni irrompendo a casa sua, dove recuperano il Piatto degli Zoltan, il mezzo per attraversare le dimensioni con cui l’Uli Boz irruppe nelle loro vite, e che Minni utilizza come fioriera.

Dopo essere scomparsi davanti agli occhi di una stupita fidanzata, i due arrivano a destinazione, trovandola completamente cambiata: il villaggio dei pacifici Uli ha lasciato il posto a una megalopoli uscita da Star wars, al cui centro fa bella mostra la statua del Cugino di Alf (ossia Pippo) e dei suoi alleati.

Incontrato fortunosamente Boz, costui spiega tutto: la notizia dell’impresa di Pippo aveva girato per tutta l’Argaar, attirando visitatori e creando un flusso turistico che aveva portato soldi. Yor aveva condiviso con gli Uli alcune delle sue conoscenze, portando allo sviluppo della regione, il tutto in ben 222 anni! (il tempo scorre diversamente rispetto alla Terra).

All’improvviso, però, alcuni frammenti incandescenti piovono dal cielo: Boz ammette che c’è un grave problema in corso e li porta da Yor, che svela l’arcano. Costui li ha richiamati usando un oggetto chiamato Copricapo dei Mugh, capace di alterare la realtà e li ha attirati di nuovo perché c’è un grave pericolo: un antico vulcano si è risvegliato e minaccia la sopravvivenza degli Uli. L’unico modo per fermare la violenta eruzione è gettarci dentro un frammento di gherrotite un rarissimo minerale il cui unico esemplare conosciuto è nelle mani del dei Bedi, un popolo confinante, che sarà disposto a cederlo se il Cugino di Alf accetterà di essere il suo campione nel Torneo dell’Argaar, una sfida tra i vari popoli che si svolge ogni 400 anni. Pippo, dopo essere entrato in crisi per aver saputo di avere ben 222 anni in più sul groppone (!) accetta, insieme a Topolino, Boz e una loro vecchia conoscenza, il troll dei boschi Gunni Helm.

Inizia così una serie di sfide di coraggio e abilità: dalla caccia all’acculturato drago Zibibbo, a una esilarante(intendo letteralmente) gara di tiro con l’arco, fino alla sfida con l’inquietante Cavaliere nero, il torneo si concluderà con un colpo di scena che, davvero, non vi aspettate.

Questa seconda parte si dimostra all’altezza della prima, riuscendo a rinnovare la meraviglia del primo capitolo senza tradirlo ma aggiungendo nuovo tasselli a un mondo che si dimostra molto ricco e vario.

Non mancano, ovviamente, i momenti esilaranti (l’incontro col drago, la sfida finale la succitata gara di tiro con l’arco contro l’elfo), ma tutto è cosi ben amalgamato da non causare fastidio.

Il merito rimane tutto dell’insuperabile genio di Massimo de Vita che riesce a dare vita a una saga che non ha niente da invidiare a quelle più blasonate (e che, in qualche caso le supera pure? ;-) ).

Per oggi basta così, vi auguro un Buon Natale e un felice Anno Nuovo e vi do appuntamento al 2019!

Ancora AUGURI!!!

giovedì 6 dicembre 2018

PALEORECENSIONE: FIRE AND ICE – FUOCO E GHIACCIO


PALEORECENSIONE: FIRE AND ICE – FUOCO E GHIACCIO

Bentornati! Oggi affronteremo una nuova paleorecensione. Mettetevi comodi perché parleremo del film d’animazione Fire and Ice – Fuoco e ghiaccio di Ralph Bakshi,



Il tizio è lo stesso che negli anni ’70 ci regalò Fritz il gatto (il primo cartone a essere vietato ai minori) e il film d’animazione sul Signore degli Anelli girato in Rotoscope.
Il Rotoscope, per chi non lo sapesse, è, secondo Wikipedia: una tecnica di animazione utilizzata per creare un cartone animato in cui le figure umane risultino realistiche. Il disegnatore ricalca le scene a partire da una pellicola filmata in precedenza.
In origine, le immagini filmate in precedenza venivano proiettate su un pannello di vetro traslucido, dove fungevano da supporto per l'attività di disegno.
Recentemente questo congegno è stato sostituito dal computer. “
Questo permette di avere dei cartoni dall’animazione inconfondibile, un vero e proprio “marchio di fabbrica”, fatto con un mezzo che permette di abbattere di molto i costi.
Tornando a noi, Bakshi, per realizzare il film chiese aiuto a fior fiore di autori tra i quali spicca nientepopodimeno che il mitico FRANK FRAZETTA! Colui che ha in pratica definito l’immaginario del Fantasy con le sue illustrazioni e che aiutò il vecchio Ralph, oltre che nel design dei personaggi, anche alla sceneggiatura insieme a Gerry Conway, il celebre fumettista e sceneggiatore.
Ma, allora, con ‘sti nomi dietro, di che parla il film?
Parla di un epoca lontanissima in cui la strega Juliana, assetata di potere, scatena il figlio Nekron contro gli altri popoli. Il ragazzone è dotato del potere di controllare il ghiaccio e dal suo trono congelato è capace di muovere interi ghiacciai facendo ritornare il mondo in un’era glaciale. Al loro servizio hanno un intero esercito di primitivi uomini delle caverne che depredano i villaggi conquistati.
Tra questi c’è anche il villaggio del coraggioso Larn, un giovane con una bella treccia bionda e un perizoma ai limiti del fetish che è anche l’unico a sopravvivere ed è assetato di vendetta.
 
 
 
Intanto Juliana manda degli ambasciatori da re Jarol, il capo del Popolo del Fuoco,  gente che ha astutamente costruito la propria città alle pendici di un vulcano attivo. Il re e suo figlio Taro rifiutano di sottomettersi, ma nel mentre un commando di primitivi rapisce Teegra, la scosciata, seminuda e formosa figlia e sorella dei due.

 

 
 
 
 
 
 
 
 


 
La ragazza riuscirà e liberarsi e ad accoppare, contro ogni probabilità, un carceriere e incrocerà la strada con quella di Larn e del misterioso Darkwolf, un barbaro che indossa un elmo a forma di testa di lupo, armato di ascia e che sembra un incrocio tra Batman e Conan. E cazzuto il triplo di entrambi; costui ha giurato di uccidere Nekron e mammina e aiuterà i due giovani.
Da qui un susseguirsi di inseguimenti, colpi di scena, sentimenti, stregonerie, combattimenti, voli a dorso di pterodattilo (!) e fiumi di lava fino al confronto finale.
Al di là delle battute, il film merita davvero, anzi, forse meritava anche un 15/20 minuti in più per approfondire il mondo e i personaggi che Bakshi e soci hanno creato.
Soprattutto Darkwolf. Di lui non sappiamo praticamente niente. Larn, durante una visita a delle rovine di una civiltà scomparsa trova un bassorilievo con l’aspetto del guerriero, ma è tutto ciò che si può intuire del suo passato.
Anche di Nekron e mammina cara ne sappiamo poco. Ma alla fine ci si riesce a passare sopra, di fronte a una messa in opera come questa: un mondo selvaggio, primitivo a tratti ma già antico. Puro Sword and Sorcery da manuale che però non ebbe mai successo al botteghino ma, come succede spesso, divenne un cult movie successivamente.
Pochi sanno che nel 2014 Robert Rodriguez (Dal tramonto all’alba, Machete, Sin City) aveva espresso la volontà di farne un film dal vivo, con tanto di interessamento della Sony. Purtroppo del progetto non se ne sa più niente. (P.S. Io, personalmente, vedrei bene The Rock come Darkwolf)
 
Io l’ho trovato in lingua inglese QUI per chi non ha problemi con la lingua.
Per oggi è tutto. Arrivederci alla prossima!

sabato 17 novembre 2018

IL MIO STAN LEE


IL MIO STAN LEE

Scrivo queste righe dopo aver meditato alcuni giorni sulla scomparsa di Stan Lee.

 
Alla fine ho deciso che non farò il racconto della sua vita, o della infinita diatriba con Jack Kirby o Ditko sulla paternità dei personaggi su cui hanno lavorato o sul metodo Marvel. Per quello hanno già pensato un sacco di persone più in gamba di me. 
Io racconterò quello che per me ha rappresentato quest’uomo e il suo lavoro, nel bene e nel male, prima che diventasse per i più giovani “quel tipo che compare in tutti i film”.
Stan Lee era riuscito a diventare una icona, un personaggio come quelli da lui creati.
Era riuscito (con intelligenza) a ritagliarsi la parte del nume tutelare della Marvel e, allo stesso tempo una specie di “marchio di qualità”. Era il tizio sorridente che vedevo spuntare ogni tanto qua e là, nei redazionali o nei commenti, o che posava con il manichino dell’uomo ragno, era quello che, nei volumi di ristampe Marvel Masterworks descriveva come aveva creato quel personaggio o quel villain (per poi contraddirsi la volta dopo. Lui sembra fosse fatto così).
Come tutte le persone longeve e ancora attive era diventato “scontato”, nel senso che faceva parte del mondo esattamente come l’aria: c’era già quando mio padre era giovane, c’era quando ero nato, era sempre stato lì, ed era finito per diventare un simbolo più che una persona e quindi, come tutti i simboli, immortale.
E quando invece un simbolo scompare, rivelando la sua fragilità umana è, per forza di cose, uno shock. Una seconda perdita dell’innocenza. Non ci sarà nessun colpo di scena, nessuna entità cosmica a riportarlo indietro. Non si può viaggiare nel tempo con la macchina del Dottor Destino per cambiare il passato. In questo universo il tempo va sempre avanti non si torna indietro.
La morte di Stan Lee, alla fine, è questo, almeno per me: la fine di una lunga adolescenza, di un’epoca fatta di eroi tragici e umani, di cattivi altrettanto umani e convinti di essere vittime.
Ti costringe a venire a patti con la tua età e con i tuoi limiti. Una specie di “memento mori” nerd.
Lascia dietro di sé come eredità una nuova mitologia, archetipi rimasticati ma, allo stesso tempo, nuovi.
Riposa in pace Stan,
uno dei tuoi tanti Veri Credenti.

lunedì 12 novembre 2018

GOODBYE STAN

GOODBYE STAN


                                             R.I.P. STAN "IL SORRIDENTE" LEE

                                                                   1922-2018




venerdì 19 ottobre 2018

IL PURITANO SPACCAC*LI


IL PURITANO SPACCAC*LI

Solomon Kane è ritenuto una delle migliori invenzioni di R.E. Howard insieme a Conan il Cimmero (secondo alcuni anche superiore).

Il fatto è che questo guerriero puritano del XVI secolo, con zero senso dell’umorismo ma una fede granitica ha un fascino come pochi.

Alto, massiccio e pallido, sempre vestito di nero, armato di spada e pistola, con mani e braccia grandi e muscolose, i capelli neri e gli occhi di ghiaccio, completamente all’opposto come carattere a Conan con lui ha solo un punto in comune: macella dozzine di demoni, negromanti e brutte persone riuscendo sempre a sopravvivere.

Poco si sa di lui, solo che viene dal Devonshire, sulla costa occidentale dell’Inghilterra da cui è dovuto scappare a causa delle persecuzioni del re e della sua natura irrequieta che lo porterà a diventare mercenario e a combattere insieme a personaggi storici come i corsari Francis Drake (con cui non aveva un buon rapporto) e Richard Grenville.

Le sue avventure lo portano a vagare per il mondo, Sudamerica, Europa e Africa soprattutto, alla caccia di criminali spietati e creature demoniache, come nel primo racconto in cui appare: “Ombre Rosse” (no, non c’entra niente il western), dove dà la caccia a uno spietato assassino, il bandito Le Loup, perché l’ha promesso alla sua vittima, una ragazza che Solomon non aveva mai visto prima e di cui raccoglie le ultime parole prima che lei spiri tra le sue braccia. Solomon, spinto dalla pura sete di giustizia, darà la caccia a Le Loup per mezza Europa fino ad arrivare nell’Africa equatoriale dove porterà a termine la sua missione anche grazie all’aiuto, molto indesiderato, dello stregona N’Longa, che poi ritroverà sulla sua strada altre volte, mettendo a dura prova la sua Fede e il suo radicalismo.

Perché, alla fine, è quello che è Solomon: un fanatico, desideroso di liberare il mondo da tutte le manifestazioni del demonio in giro per il mondo e che, guarda caso, il diavolo, gentilmente, gli piazza sempre davanti, nei luoghi e nei momenti più impensati (come quando semplicemente si ferma in una locanda per dormire e mangiare e si trova immischiato in una storia di vendetta soprannaturale come nel racconto “Un rumore d’ossa”).

Però è anche capace di insospettabili momenti di gentilezza, che porta le persone in difficoltà a fidarsi di questo tetro vendicatore, come quando andò alla ricerca della giovane Marylin in una delle tante civiltà perdute che incontrerà sul suo cammino.

Perché quella di Kane è la vita di un eterno vagabondo, irrequieto, di chi non riesce a stare fermo e cerca sempre qualcosa aldilà dell’orizzonte, tanto che verso la fine sorge il sospetto che a muovere i suoi passi non siano tanto il suo fanatismo o la voglia di combattere il male, ma (anche) un irresistibile desiderio di avventura.

Howard produsse poche storie di Kane, rispetto a Conan. Si tratta di una dozzina di racconti completi, due, tre lasciati a metà e tre poemi, di cui l’ultimo si intitola “Il ritorno a casa di Solomon Kane”, che però non è un addio definitivo, data la natura del personaggio.

 
In queste storie si alterna l’orrore con l’avventura esotica alla Howard e fa parte di quelle letture che hanno composto il mio background come appassionato di fantasy e poi come scrittore (Il Profeta del Nulla, tanto per citarne uno).

Sempre vissuto nell’ombra di Conan, nel corso degli anni fu recuperato sia dalla Marvel che dalla Dark Horse in varie serie di fumetti finché nel 2009 venne prodotto (finalmente!) prodotto un film con James Purefoy nelle puritane vesti di Kane, in una versione più sanguigna della sua versione cartacea. Qui è un uomo che cerca la redenzione dopo una vita di violenze e assume le vesti dei puritani dopo l’incontro con una famiglia di essi, banalizzando un po’ una figura altrimenti più profonda e affascinanti.
Per oggi è tutto. Alla prossima.

venerdì 12 ottobre 2018

IL PROFETA IN TOUR!

ILPROFETA IN TOUR!




Il profeta del Nulla inizia il suo tour in giro per l'Italia a reclutare adepti!

Domani e domenica (13 e 14) sarà ad ANCONA COMIX presso lo stand di Plesio editore.

Mentre sabato 20 ottobre sarà a Civitanova Marche alle ore 18 presso la fumetteria Megacomics con la presentazione vera e propria.

Accorrete numerosi!

AGGIONAMENTO!
Purtroppo devo annunciare che l'appuntamento previsto per domani a Civitanova Marche è stato spostato al 17 novembre sempre presso Megacomics.
Mi dispiace per l'inconveniente e spero di vedevi là!

giovedì 20 settembre 2018

NANI BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI


NANI BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

Bentornati! Dopo gli articoli dedicati al Profeta del Nulla (a proposito, ve lo siete procurato, vero?), torniamo ai soliti articoli e lo facciamo con una delle coppie più esplosive di sempre: Gotrek Gurnisson, l’Ammazzatroll e Felix Jaeger!

Questi due gentiluomini sono i protagonisti di uno dei cicli fantasy più adrenalinici che ho mai letto, ambientato nel mondo di Warhammer Fantasy.

Ne avevamo già parlato quando avevamo trattato la prima edizione del gioco di ruolo, ma è meglio rinfrescare la memoria.

Quello di Warhammer è un mondo che è un riflesso del nostro a cavallo tra il medioevo e il rinascimento. L’Impero è la “parodia” del Sacro romano impero germanico, la Tilea è un paese formato da tante città stato sempre in guerra tra loro, com’era l’Italia in quell’epoca, ecc.

Su tutti loro incombe il pericolo del Caos, una forza extradimensionale che fuoriesce da due portali situati nei poli del pianeta e che è l’origine di ogni mostro, mutante o stranezza che percorre il mondo, nonché luogo d’origine di potenti demoni che pazzi scriteriati adorano come dèi.

In questo mondo in bilico tra orrore e speranza si muovono i due personaggi già citati sopra.

Gotrek Gurnisson è un nano, appartenente alla setta degli Sventratori (Slayer, in originale). Sono nani che hanno in qualche modo perso l’onore, o che si sono macchiati di gravi crimini e che per riscattare sé stessi e il loro clan accettano di divenire, appunto, Sventratori: si radono la testa fino a lasciare solo la cresta, si ricoprono di piercing e tatuaggi, si armano meglio che possono e partono alla ricerca di una morte onorevole in battaglia. Non sono però dei semplici kamikaze: si buttano a capofitto nelle situazioni più disperate nella speranza di incontrare un avversario troppo forte per loro e morire nel tentativo di sconfiggerlo.

Non si conosce con precisione cosa abbia commesso Gotrek: si sa che ha perso la sua famiglia e una visione del suo passato ci mostra lui che uccide altri nani, compreso uno importante, ma i motivi non vengono rivelati, anche se è possibile azzardare che abbia subito lui stesso un torto che vedeva nel sangue l’unica soluzione.

Gotrek rispecchia la descrizione tipica fatta sopra e in più ha una benda sull’occhio sinistro, perso in battaglia. Inoltre è più grosso e muscoloso rispetto a un normale nano.

Impugna una grossa ascia bipenne ricoperta di rune ritrovata nelle lontane Desolazioni del Caos a nord, durante una spericolata spedizione. Si scoprirà in seguito che l’ascia è molto più di quello che sembra, e porta con sé un destino ben più grande di quello del suo possessore.

Gotrek, come tutti i sventratori, è cupo e ossessionato dal compimento del suo destino, ma riesce ad alternare i momenti di rabbia con momenti di grezza ilarità. È dotato di un cinico senso dell’umorismo e, probabilmente, il suo alleato umano è l’unico vero amico che ha.

L’umano Felix Jaeger, invece, era uno studente dell’università di Altdorf, la capitale imperiale, figlio di un mercante e aspirante poeta che, durante un duello, uccise accidentalmente il suo avversario venendo cacciato dall’università e diseredato dal padre. Abbandonato a sé stesso si diede alla politica, si improvvisò capopopolo e aizzò la gente contro una ingiusta tassa. Durante la sanguinosa repressione venne salvato dagli zoccoli della cavalleria da Gotrek.

Mentre festeggiavano la cosa in una taverna, ubriaco, giurò al nano che lo avrebbe seguito per narrare la sua morte in un poema epico. Gotrek lo prese sul serio e strinse con lui un patto divenendone fratello di sangue e, da allora, ogni giorno Felix non fa altro che pentirsi di averlo fatto.

Infatti verrà trascinato negli angoli più oscuri del Vecchio Mondo, a caccia di mutanti, orchi, demoni e i folli seguaci dei Poteri Oscuri, superando assedi, caccie al drago, eserciti del Caos, orde di orchi e vampiri arrivando a fare cose che non avrebbe mai immaginato, conoscendo orrori che renderebbero folli le persone comuni ma anche trasformandosi dal debosciato giovane di prima in un avventuriero duro e coraggioso.

Insieme avranno modo di farsi dei nemici, il più ricorrente dei quali è Thanquol, il Veggente Grigio dei macchiavellici uomini-ratto chiamati Skaven, ma anche di incontrare alleati come il mago imperiale Max Schreiber e la guerriera Ulrika, che diverrà l’interesse amoroso di Felix.

Quelle di Gotrek e Felix sono avventure senza un attimo di respiro, in un mondo dove oscurità e luce si mescolano di continuo, suscitando in Felix, narratore principale degli eventi, profonde riflessioni sull’animo umano e sul Fato.

Io ho i primi 7 libri, scritti dallo scrittore britannico William “Bill” King e tradotti dalla Hobby & Work. So che la serie poi è continuata con lo scrittore Nathan Long che, però, non ho più trovato in italiano (segno che gli déi dei nani proprio non ce lo vogliono tra loro il povero Gotrek).

Quindi non so come il nano abbia avuto la sua morte gloriosa e quali altri orrori lui e il suo compagno umano abbiano dovuto affrontare. So solo che, a parer mio, meritano di essere più famosi, e che, magari, una serie televisiva su questi due farebbe furore.
Alla prossima!




sabato 8 settembre 2018

AGGIONAMENTO DE IL PROFETA DEL NULLA


AGGIONAMENTO DE IL PROFETA DEL NULLA


Scrivo questo post solo per informarvi che Il Profeta del Nulla è già in prevendita presso il sito della Plesio editore.

Ci resterà fino al 16 settembre poiché il 17 settembre uscirà ufficialmente!

Inoltre voglio ringraziare tutti quelli che sui social hanno già fatto i complimenti per la copertina. Purtroppo non è farina del mio sacco, però ho contribuito a sceglierla, quindi potremmo lodare il mio fiuto. :-D

lunedì 3 settembre 2018

IL PROFETA DEL NULLA È QUI!


IL PROFETA DEL NULLA È QUI!

OMIODIO L’HO FATTO PER DAVVERO!
Sembrava impossibile, ma alla fine è successo: sto per pubblicare il mio primo romanzo!
In precedenza avevo giustificato l’interruzione degli articoli scrivendo del fatto che avevo un progetto in ballo. Ebbene era questo: stavo facendo l’editing de Il Profeta del Nulla.
Sono emozionato e impaurito allo stesso tempo. In precedenza ero riuscito a pubblicare qualche racconto in alcune antologie, ma questa è la prima volta che il mio nome campeggia da solo in copertina!
Per questo non finirò mai di ringraziare la Plesio Editore per la fiducia accordatami e Luca Pantanetti per averci messo in contatto!
La genesi di questo romanzo parte da lontano e, strano a dirsi per una storia fantasy, prende ispirazione da alcuni fatti di cronaca degli anni ’90 che mi colpirono molto, e su cui poi ho rimuginato fino a che non è scaturita questa storia.
In breve, il Profeta è un misterioso predicatore che accusa gli dèi di essere dei burattinai capricciosi e infantili che abusano dell’umanità.
Nei suoi sermoni nichilisti egli indica una sola via per sfuggire a tutto ciò: rinnegare la Vita e abbracciare l’Oblio, il Nulla. E chi lo ascolta lo fa, portando con sé anche amici e parenti, come malato “atto di misericordia”.
Nel caos che segue, seguiamo le avventure di una manciata di antieroi che osa affrontarlo, ognuno con una motivazione dettata più dal tornaconto personale che da vero altruismo.
È una storia forte e cupa, che si interroga su dove può arrivare l’umanità quando perde punti di riferimento e quali cause possa sposare quando non si riesce più a credere in nient’altro.
Io spero che vi piaccia, nonostante le premesse. :-D

Vi terrò informati su altre novità. A presto!

giovedì 23 agosto 2018

BUON COMPLEANNO, MARZIANO!


BUON COMPLEANNO, MARZIANO!




Con colpevole ritardo ne approfitto per ricordare uno dei più grandi scrittori di fantascienza del XX secolo, di cui ieri se ne ricordava la nascita: Ray Bradbury!

L’autore di Cronache marziane e Fahrenheit 451 era per l’appunto nato il 22 agosto del 1920 e forse non tutti sanno che era un autore molto prolifico non solo in ambito fantascientifico.

È stato anche sceneggiatore per il cinema (Avete presente Moby Dick? Quel film con Gregory Pack e girato da John Houston? Sì esatto, la sceneggiatura era di Bradbury), e anche scrittore di romanzi e racconti polizieschi.

Si spense nel 2012, lasciando un’eredità di numerose raccolte di racconti e di romanzi originali e che, in alcuni casi, rimangono ancora freschi e attuali.






lunedì 13 agosto 2018

ZAGOR CONTRO SAURON


ZAGOR CONTRO SAURON



Bentornati! Sperando che siate tutti in ferie oggi allieterò la vostra pennichella sotto l’ombrellone con una storia particolare, che mischia western, fantasy e, volendo, un pizzico di horror.

Mooolti, ma mooolti anni fa, quand’ero ancora bambino, mi regalarono un albo di un personaggio che avevo solo sentito nominare: Zagor. Proprio quello, Lo spirito con  la scure, che viveva in una palude fittizia con un messicano pavido e bulimico, senza peraltro che nessuno gridasse alla coppia gay, (ahah).

Comunque, quell’albo era solo la seconda parte di una storia in tre albi  e l’albo in questione era Il signore nero, mentre quelli mancanti si intitolavano Il teschio di fuoco e L’orda del male.

Per fortuna gli altri due riuscii a farmeli prestare da un conoscente anni fa così, a grandi linee, posso ricostruire l’intera saga.

Zagor riceve un pacco da un suo amico, Pierre, un trapper canadese che ora dirige un emporio. Il pacco contiene un libro scritto con un alfabeto indecifrabile e, allegato, c’è una lettera del trapper che lo informa di averlo trovato in soffitta dopo averlo ereditato dal nonno e che da quando l’ha aperto si sente preso da un terrore indefinibile.

I due lo aprono e, poco dopo si scatena un temporale.

Quella notte stessa una creatura malefica, una specie di goblin con la coda, ruba il libro sotto lo sguardo terrorizzato di Cico, la spalla di Zagor.

L’eroe , svegliato dalle urla, rimane scettico riguardo al ladro, ma decide l’indomani di partire per andare a trovare l’amico.

Che trova morto e ridotto a uno scheletro.

Perquisendo la casa in cerca di indizi, trovano il suo diario, che sembra pieno delle farneticazioni di un folle, e indica la strada per un luogo chiamato Golnor, da cui dovrebbe provenire il libro.

All’improvviso scoppia un incendio e i due amici si mettono al sicuro appena in tempo osservando, sbigottiti, un teschio infuocato apparire tra le fiamme della casa.

Decisi più che mai a venire a capo della faccenda, si mettono in cammino, per poi arrivare al luogo indicato, che sembra essere perfettamente normale, fin quando una nebbia li circonda e si trovano in una terra simile, ma sottilmente diversa dalla precedente.

Qui vengono minacciati da un essere incappucciato che si fa chiamare Mord, e poi attaccati dagli esseri malefici simili al ladro del libro, ribattezzati Troll( che ricordano più goblin ma, nel folklore, il reale aspetto di un troll varia da leggenda a leggenda, da gigante a nano, quindi non rompete!).

Vengono salvati all’ultimo minuto da una specie di Conan biondo che li porta al sicuro accanto a delle rovine, tabù per i troll.

Egli si chiama Galad, e fa partire lo spiegone per i due amici (e il lettore).

Il libro che cercano si chiama Libro del tempo, ed è un manufatto che, una volta letto fino alla fine, darebbe un potere assoluto (ma va?).

Era una volta custodito da un mago Elchin, ma dalle profondità della terra un malvagio, chiamato Il signore oscuro, fisico da palestrato e volto nascosto da un cappuccio, era sorto per prenderlo.

Allora c’erano tre razze a Golnor: i Riol, guerrieri a cui appartiene Galad, i pacifici Parvol, ‘na specie di hobbit disegnati male, e i troll.

Usando i suoi poteri e l’aiuto di Mord lo stregone (quell’altro incappucciato ma con la tunica), sterminò i Riol, con l’eccezione di Galad e di una ragazza, Lara, che vennero nascosti da Elchin.

I troll guidati da Mord, però, li trovarono e rubarono il libro e presero la ragazza, mentre Mord sconfiggeva Elchin.

A quel punto, però, i Parvol s’incacchiarono e presero d’assalto il castello del cattivo, costringendolo alla fuga e facendogli perdere il libro. Che fu trovato da un elfo (nella versione elisabettiana di “spiritello fanciullo dei boschi”, non quella cazzuta tolkieniana).

Costui inavvertitamente lo usò per entrare nel nostro mondo per poi farne perdere le tracce fino a quando non arrivò nelle mani del nonno del defunto Pierre.

A questo punto Galad porta Zagor e Cico dai Parvol, che rimangono stupiti soprattutto da Cico e dai sui baffi (visto che loro non hanno peli sulla faccia).

Qui convincono questi esseri a scendere di nuovo in guerra, ma un maleficio di Mord fa cadere tutti i simpatici Parvol in un sonno profondo senza risveglio.

Tutti tranne uno: Panko, un Parvol scorbutico e solitario che, grazie a un amuleto, è riuscito a evitare la fine degli altri. Costui rivela che Elchin non morì, non essendo in grado Mord di ucciderlo, ma lo mise in stasi e lo rinchiuse in una grotta mettendoci a guardia LA BESTIA, un mostro spaventoso e invincibile.

Ma i nostri eroi non si lasciano intimorire(bé, a parte Cico…), e partono alla volta della grotta, seguiti in un secondo tempo da Panko.

Arrivati, incontrano il famigerato mostro: una specie di varano MOLTO gigante (tipo autotreno) con un corno in mezzo alla fronte.

Dopo una dura lotta, e grazie all’amuleto di Panko che rende immateriali, riescono a sconfiggerlo e a liberare Elchin dal suo sonno.

Il mago, però è troppo debole e non accompagnerà i nostri eroi nel loro viaggio, non fisicamente almeno, però diverrà una specie di guida e sentinella, aiutandoli a intercettare i troll con il Libro del tempo.

Dopo una dura lotta Zagor avrà la sua vendetta, uccidendo il troll responsabile della morte del suo amico, e riprendendo il libro.

Questo permette a Elchin di riacquistare il pieno potere e di sbaragliare i troll.

Mord, lo stregone, percepisce immediatamente l’accaduto, e avverte il Signore nero, che raduna un’armata di scheletri (tipo Armata delle tenebre, più o meno), e si lancia contro i nostri eroi.

La lotta è dura perché gli scheletri sono pressoché invincibili, ma Elchin, con un incantesimo li fa inghiottire dalla terra da cui erano sbucati.

La vittoria, però, ha un costo altissimo: Zagor viene ucciso dal Signore nero! Proprio così! L’eroe protagonista principale della testata defunge! Nei piani alti della Bonelli ci saranno stati numerosi infarti nel vedere quella scena! :-D .

Comunque non disperate: Elchin riuscirà a far risorgere il nostro eroe, a un prezzo altissimo, però: dare il libro ai malvagi.

A malincuore accetta e Zagor torna in vita. Costui, non appena saputo cosa è successo incita gli altri ad andare a riprendersi il Libro del tempo.

E così inizia la sfida finale. Mentre il signore nero legge il libro, pagina dopo pagina, il gruppo entra nel castello affrontando gli incantesimi di Mord che li mettono uno contro l’altro, mentre lo stregone affronta il mago Elchin che, con un clamoroso colpo di scena (che non viene approfondito), svela di esserne il fratello.

Tutto sembra perduto, ma Zagor riesce a tornare in sé e fa tornare alla ragione anche Galad che, con un altro colpo di scena ritrova Lara la sua compagna di un tempo, tenuta prigioniera nel castello dei malvagi.

Lo spezzarsi dell’incantesimo aiuta Elchin a sopraffare il fratello e, a malincuore, ucciderlo.

Ma non è finita. Il gruppo corre dal Signore nero e lo attacca prima che egli possa finire di leggere il libro.

Dopo un breve duello Galad lo uccide e sconfigge il male e, guarda caso, dopo un istante il castello inizia a crollare e i nostri scappano appena in tempo (che culo, eh?).

Altro colpo di scena! Sotto il castello si apriva il Pozzo senza fondo, l’unico luogo dove poteva essere distrutto il libro. Elchin ve lo getta e tanti saluti.

Dopo i ringraziamenti di rito tutti si salutano e Zagor e Cico si ritrovano nel nostro mondo, storditi e confusi, indecisi se pensare se sia stato tutto un sogno oppure no.

Allora, non sono mai stato un lettore di Zagor, ma dal poco che so l’idea di base non era male, e si sposava abbastanza con alcune delle storie del personaggio (che affronta anche alieni nel corso degli anni, perciò…). La messa in opera, però, risente di molti cliché e, a parer mio, poteva essere sviluppata un po’ di più, magari con un albo aggiuntivo (tipo la parentela tra Mord ed Elchin, tanto per dirne una).

Inoltre il disegnatore, Franco Donatelli, non sembra molto a suo agio col genere e questo si vede nel design di alcune creature.

Per aspettare una vera saga fantasy in Bonelli dovremmo aspettare parecchi anni con l’arrivo di Dragonero, ma è un discorso che esula da questo articolo

Ah, dimenticavo, vi avevo parlato di horror, all’inizio, vero? Bene, lo scrittore della saga è un certo Tiziano Sclavi, che qualche anno più tardi diventerà famoso per aver creato un certo indagatore dell’incubo inglese con l’assistente sosia di Groucho Marx. Non so se ne avete mai sentito parlare.

Per oggi è tutto ci rivediamo alla prossima e buone vacanze!

venerdì 27 luglio 2018

TANTI AUGURI, GARY!


TANTI AUGURI, GARY!
 
 
Oggi solo un rapido saluto per ricordare la nascita di Gary Gygax, il co-creatore, insieme a Dave Ameson di Dungeons and Dragons.

Nato a Chicago il 27 luglio 1938 è purtroppo morto giusto 10 anni fa. Oggi avrebbe compiuto 80 anni.

Senza di lui il mondo sarebbe un posto più triste e meno avventuroso.

We miss you.