domenica 3 maggio 2020

KADATH, UN SOGNO DA INCUBO


KADATH, UN SOGNO DA INCUBO

Bentornati!

Un demone dorato dagli occhi di insetto si erge tra le fiamme di una città, dinanzi a una donna di colore seminuda e in ginocchio che guarda verso di voi. Questa immagine che non c’entra un accidente con il contenuto ( XD ) è stampata sull’edizione economica in mio possesso dell’opera di Lovecraft che amo di più insieme a Alle montagne della follia.

Sto parlando di Kadath o The unknown Kadath, che aprì, per me, le porte a una delle invenzioni più incredibili del solitario di Providence che ho mai incontrato finora: le Dreamlands, le Terre del sogno condivise, una realtà parallela visitabile soltanto in sogno, appunto, ma vere e reali come il nostro caro, vecchio pianeta Terra.

La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath si inserisce nel cosiddetto Ciclo dei sogni che contiene altre opere e racconti come La deposizione di Randolph Carter e La chiave d’argento. Ma oggi parleremo soprattutto di questo libro.

La storia si apre con Randolph Carter che sogna in continuazione una bellissima città immersa in un perenne tramonto. Peccato che ogni volta che cerca di scendere dal terrazzo in cui si trova per esplorarla questa scompaia.

Allora, essendo un esperto viaggiatore del mondo dei sogni decide di avventurarsi nelle Terre del sogno (Dreamlands, in originale), una realtà parallela in cui ci si può arrivare, appunto solo in sogno, attraverso quello che è, in pratica, un sogno consapevole o sogno lucido (vedi onironautica), per arrivare alla mitica Kadath, dove si dice dimorino i Grandi Antichi, per chiedere a loro la strada per la bellissima città dei suoi sogni.

Qui inizierà un viaggio picaresco attraverso quelle terre incontrando vecchi e nuovi amici, insospettabili meraviglie e, soprattutto, orrori (stiamo pur sempre parlando di Lovecraft, no?) che si nascondono dietro le pieghe di quel mondo dalle atmosfere in apparenza fantasy, fino ad arrivare a un confronto addirittura con uno delle terribili divinità lovecraftiane.

Compaiono, inoltre i mostri chiamati Magri notturni (Night Gaunts), che infestavano gli incubi di Lovecraft fin da bambino, forse in un tentativo di esorcizzarli e riferimenti ad altre opere come Il modello di Pickman

Come scritto sopra è una delle storie di HPL che ho amato di più forse perché, come scritto sopra, si discosta un po’ dalle solite atmosfere (ma neanche tanto, alla fine), e poi perché mi ha sempre affascinato il mondo onirico e le use implicazioni filosofiche e scientifiche.




Inoltre è incredibile come, in una storia tutto sommato breve, sia riuscito a ricreare un mondo completo e tridimensionale quando oggigiorno se autore non riempie un tomo di milleduecento pagine solo con la descrizione del mondo si sente un fallito.

Voglio anche sottolineare che in questa storia emerge molto il lato gattofilo di Lovecraft, un lato che di solito non è molto conosciuto.

HPL amava molto i gatti. Secondo un aneddoto raccontato da Paul Cook, un giornalista amico di HPL, lo scrittore era rimasto ospite a casa sua, e al momento di andare a dormire si trovava in poltrona con il gatto di Cook sulle ginocchia.

Il giorno dopo, al mattino, Cook trovò Howard seduto nell’identica posizione in cui lo aveva lasciato la sera prima, quando era andato a dormire. HPL aveva gli occhi stanchi ma la testa eretta e il micio, evidentemente, non si era mai mosso dal suo grembo.

“Buon Dio. Non sei andato a letto?” esclamò l’uomo, ovviamente stupito.

“No”, rispose Howard, “non volevo disturbare il gatto!”

Inoltre, cosa fondamentale, Carter è il vero e proprio alter ego di Lovecraft con cui condivide molte caratteristiche, oltre la passione per i gatti, con l’unica differenza che Carter rimane molto più propositivo e intraprendente di HPL.

Parlando dal lato tecnico, la storia è scritta nel tipico stile di Lovecraft, molto descrittivo e con pochissimi dialoghi diretti, cosa che potrebbe far storcere il naso a qualche lettore più avvezzo allo stile moderno (ma, d’altronde HPL è fatto così, prendere o lasciare).

A questi posso solo dire che la brevità del testo, tutto sommato potrebbe essere un incentivo per dargli un’occhiata.

Per tutti gli altri che se ne fregano dico che, secondo me, è una lettura obbligata se siete appassionati di HPL, anche se magari preferite alla fine altre sue opere.


Un’ultima nota: anche le Dreamlands divennero un modulo di avventura per il gioco di ruolo Il richiamo di Cthulhu, edito dalla Chaosium, con tutta una serie di regole a parte per i viaggiatori onirici.

Alla prossima!