martedì 26 dicembre 2017

CHIUSO PER FERIE


CHIUSO PER FERIE

Salve a tutti, vecchi nerd.

Scrivo questo post per augurare a tutti voi buone feste e per annunciare che il blog rimarrà chiuso per ferie per due settimane.

Riprenderò gli articoli con l’anno nuovo il 3 gennaio.

Auguro a tutti voi un Buon Natale da passare con le famiglie e un 2018 pieno di cronache!

mercoledì 20 dicembre 2017

IL CUGINO, IL TOPO E LA SPADA


IL CUGINO, IL TOPO E LA SPADA

Salve a tutti! In prossimità del Natale ho deciso di fare un articolo su di una storia che proprio sotto le feste di 25 anni fa faceva capolino nelle edicole.
Rullo di tamburi, signore e signori…
TOPOLINO E LA SPADA DI GHIACCIO



In un altro post ho affermato che Waylander dei Drenai fu il mio imprinting con il fantasy. In realtà, se vogliamo, il primissimo contatto avvenne che questa storia, a cui ne seguirono altre tre (anche se la quarta, del ’94, non era un granché), pubblicate tutte sotto le feste.
Scritta e disegnata dal grandissimo Massimo de Vita pesca a piene mani da moltissime fonti: non solo Il signore degli anelli, ma anche i miti nordici, Shannara, e anche un po’ di Guerre stellari (La maschera del Principe delle nebbie, non ricorda quell’altra?).
Di cosa parla per quei poveretti che non la conoscono?
Narra delle terre dell’Argaar, un mondo oppresso dal giogo del perfido Principe delle nebbie. Secoli prima era stato sconfitto da Alf, mitico guerriero proveniente dalla dimensione di Iperborea, grazie alla Spada di ghiaccio che lo ridusse a un’ombra ambulante.
Ma ora il principe è tornato, e con lui le malefiche creature cavalcate dai suoi sgherri e le illusioni che può generare, anche a grande distanza.Il pacifico popolo degli Uli va a chiedere aiuto dal saggio Yor, una sorta di Gandalf che vive in un castello pieno zeppo di congegni e apparecchi ultratecnologici, memorie di un passato lontano e avanzato. Il Natale si sta avvicinando e così anche il tributo per il tiranno. Suggerisce di ricontattare il mitico Alf tramite il piatto degli Zoltan, un vettore dimensionale che si guida col pensiero e un diapason di cristallo.
A guidarlo, scelto dal caso, è il pavido e nasuto Boz che, per errore, capita nel giardino di Topolino. Costui, insieme a Pippo sta addobbando l’albero. I due ascoltano increduli il racconto del viaggiatore dimensionale per poi aggrapparsi al vettore quando Boz riparte e finire tutti e tre nell’Argaar.
Qui, supplicato da un disperato Boz, Pippo (perché è il più alto!) si fa passare per il Cugino di Alf, titolo che porterà poi anche in seguito.

Lui e Topolino, istruiti da Yor, saranno allora investiti dell’onere di ritrovare la Spada di ghiaccio e usarla per sconfiggere una volta per tutte il Principe delle nebbie.
Accompagnati da Boz (arruolato a forza) viaggeranno per le incredibili terre dell’Argaar, tra trappole del nemico, agguati, regine maliarde, elfi, giganti stupidi e ingordi, troll che assomigliano più a Robin hood che a mostri, scoprendo che Pippo, grazie al suo naturale scetticismo, è l’unico a poter affrontare i poteri mentali del nemico (“Non ci credo!” sarà la sua arma più potente), fino all’inevitabile lieto fine e al ritorno a casa giusto in tempo per festeggiare il Natale con gli amici.
La spada di ghiaccio avrà altri tre seguiti: Il torneo dell’Argaar, Il ritorno del Principe delle nebbie nel 1983 e ’84 e La bella addormentata nel cosmo nel ’94 (episodio superfluo, secondo me).
Storie tutte pubblicate e ambientate sempre sotto le feste di Natale.
È una storia che non ha niente da invidiare ad altre molto più blasonate, per profondità, ricchezza, inventiva, epicità e un tocco di umorismo fenomenale (il cartello: “Inserire qui la spada di ghiaccio” su tutte).
Per non parlare poi del fatto che, per una volta, si invertono i ruoli: Pippo è l’eroe e Topolino la spalla, in una inversione che aumenta da un lato sia l’epicità che il divertimento.
In pratica, alla fine: Jon Snow fatti da parte, arrivano l’invincibile Cugino di Alf e il suo amico dalle orecchie a parabola!

mercoledì 13 dicembre 2017

GIOCHIAMO A FARE LA GUERRA?


GIOCHIAMO A FARE LA GUERRA?

Questa citazione de I guerrieri della notte mi serve per introdurre un agile manualetto che parla, appunto, dell’arte della guerra:



D3 time warriors è un regolamento universale per wargame tridimensionali, ed era allegata alla mai troppo rimpianta rivista Kaos.

Per chi non è avvezzo, i wargame tridimensionali sono quei giochi dove i partecipanti si sfidano con i “soldatini” ricreando battaglie. Ci sono diversi regolamenti dedicati a varie ambientazioni e/o epoche storiche: epoca napoleonica(molto apprezzata), epoca classica (romani et similia), le due guerre mondiali ma anche fantasy, fantascienza, etc.
È un passatempo che sfora nell’hobbistica pura. Dipingere le miniature spesso è un arte, e i piani di gioco spesso diventano dei veri e propri diorami che meriterebbero di stare in un museo per la perizia, l’ingegno, l’arte e la cura dei dettagli con cui sono realizzati.
Ma tornando a noi, questo regolamento si prefigge di dare un regolamento semplice e veloce per creare battaglie a livello di schermaglia, ossia un massimo di circa 50 pezzi per giocatore.
Per miniature si possono usare anche sagome in cartoncino (se vogliamo buttarla sul ridere io potrei usare anche i regali degli ovetti kinder o i pupazzetti della Lego, perché no? ;-) ).
Il movimento si organizza  con l’attivazione alternata delle unità, a differenza di altri giochi dove si muove tutto l’esercito in modo abbastanza irrealistico (qualcuno ha nominato Warhammer?)
Ogni unità ha i suoi ordini da assegnare e che vengono svelati quando viene attivata
Ogni miniatura ha 5 valori: Movimento, Dadi mischia, Dadi tiro, Difesa, Morale, a cui si aggiungono i valori delle armi e l’equipaggiamento. Ci sono poi regole speciali nel caso la miniatura abbia più di un attacco o più di una ferita.
La dicitura Dadi indica la meccanica base: si tirano tanti dadi da 6 quanti sono  quelli indicati. Se si ottiene almeno un 6 si ritira un dado e si somma. Se si supera la parata l’attacco è andato in porto e si replica la cosa per i danni. Semplice.
Ci sono poi regole per il movimento per la visibilità, la copertura, il morale, etc.
Il manuale si chiude con vari esempi di armi e soldati medievali, moderni, fantascientifici e fantasy da cui poi ispirarsi per crearne altre.
Successivamente, sempre su Kaos, comparvero anche le regole sulla magia e alcuni scenari.
Da notare che il regolamento venne poi usato per il gioco da tavolo Sandsplatters una specie di incrocio tra Starship Tropeers e Dune (perlomeno a vederlo da fuori, visto che non l’ho mai giocato).
E, a dire la verità, non ho mai giocato nemmeno a D3 Time warriors, per mancanza di giocatori interessati (A dire il vero non ho mai  giocato a nessun tridimensionale: non avevo voglia di mettermi a dipingere ogni singola miniatura, a cercare i pezzi per costruire un piano  di gioco accattivante, etc. Per questo anni dopo accolsi con gioia l’arrivo degli Heroclix. Miniature già pronte e imbasettate? Eccomi!).
Però, adesso, un po’ di voglia l’avrei: qualcun altro si offre? Le bibite le metto io.

mercoledì 6 dicembre 2017

MARTIN NON HA INVENTATO NIENTE


MARTIN NON HA INVENTATO NIENTE




Fino alla fine ero indeciso se chiamare questo articolo Questione di imprinting, perché anche di questo parlo.

Alla fine ho deciso per questo titolo perché, innanzitutto è un po’ polemico e mi divertiva l’idea di scatenare qualche fan duro e puro (sì, sono un po’ stronzo quando  mi ci metto ;-) ) in più ho sentito molti lodare il Trono di spade di George Martin per il suo stile crudo (in realtà ci sarebbero anche altre motivazioni, che però esulano da questo articolo).

Comunque sia, zio George non è stato il primo a inserire una certa crudezza nelle sue storie fantasy. Ce ne sono state parecchi prima di lui, e uno di questi era David Gemmell.
Britannico, è considerato uno dei più autorevoli scrittori di fantasy conosciuto soprattutto per la Saga dei Drenai, la saga postapocalittica delle Sipstrassi, la saga dei Rigante, e vari altri romanzi, anche storici  e anche una trilogia sulla Guerra di Troia, della quale il secondo e terzo volume sono stati pubblicati postumi.

È infatti purtroppo morto il 28 luglio 2006 dopo un’operazione per l’impianto di un bypass.

Ed è stato forse il primo romanzo fantasy che ho letto, prima ancora de Il signore degli anelli.

Ero all’aeroporto di Fiumicino, credo nel ’87 o nel ’88 ed io (ancora ragazzino) ero andato ad accompagnare con la mia famiglia una parente tornata dal Canada dov’era emigrata anni fa. Mentre aspettavamo la sua partenza girovagavo in giro fino ad arrivare a una libreria dove, in bella mostra, mi colpì l’immagine di quell’uomo  a cavallo. Chiesi ai miei di acquistarmelo e lo fecero, forse inconsapevoli di quello a cui andavano incontro (scherzo ;- ) )

Ma di cosa parla il romanzo?

Parla di un uomo, un mercenario conosciuto come Waylander che salva da alcuni banditi Dardalion, un giovane sacerdote del culto pacifista della Fonte.

Il paese dei Drenai è intanto nel caos: Re Niallad, è stato assassinato da un sicario professionista. Approfittando della confusione, un'orda di spietati guerrieri, i Mastini del Caos della vicina Vagria invade il regno dei Drenai, seminando ovunque terrore e morte in un bagno di sangue senza precedenti.

Quello che Dardalion scoprirà poi è che il sicario è proprio Waylander.

Questo gesto altruistico, che stupisce per primo lo stesso Waylander scatenerà una serie di eventi che porterà prima l’uomo a farsi carico anche della giovane Danyal e di tre bambini, sopravvissuti alla orgia di violenza degli invasori, e della trasformazione di Dardalion al fondatore dell’ordine di preti guerrieri dei Trenta.

E, per ultimo, a essere costretto ad accettare un assurdo incarico: ritrovare la mitica Armatura di Bronzo che Re Orien, padre del re ucciso, usava in battaglia e che è scomparsa con lui nelle terre dei nomadi Nadir, niente affatto pacifici.

L’armatura riuscirebbe a riunire e a dare vigore ai Drenai divisi, fungendo da catalizzatore per la riscossa.

Insieme all’ambiguo Durmast e a Danyal, Waylander(il cui vero nome è Dakeyras), si inoltrerà attraverso quelle terre ostili, inseguito da un sicario e dai Mutanti sguinzagliati dall’oscura Fratellanza, vero cervello di tutta la situazione, e avrà l’aiuto inaspettato di personaggi come il mostruoso Kai.

Fino a un finale affatto scontato.

Il mondo tratteggiato da Gemmell è brutale, realistico (ma senza quel gusto sadico di Martin nell’ammazzare qualsiasi personaggio), in cui il sovrannaturale esiste ma è labile e lavora dietro le quinte e richiede sempre un costo e il personaggio di Waylander è, a suo modo, “crepuscolare”: è un uomo di ormai quarant’anni, che in un mondo fantasy medievale vuol dire che ha già una certa età. È cinico, disilluso, ma non per una mancanza di empatia, ma perché le ferite che la vita gli ha inferto sono state tali che ha preferito ignorare i sentimenti.

Tutt’intorno a lui si muove una galleria di personaggi davvero “tridimensionali”: sono davvero pochi quelli che sono indiscutibilmente cattivi al 100%. Sono tutti umani, con le loro virtù e debolezze ed è solo le scelte che compiono che li portano da una o l’altra parte della barricata.

Inoltre Gemmell condisce tutto con scene di battaglia davvero scritte bene e coinvolgenti, con una predilezione per gli assedi.

Gemmell ha una fissazione per gli assedi, in ogni suo libro che ho letto c’è n’è almeno uno. Ma sono tutti descritti divinamente, è quello che li descrive meglio di tutti e gli si può perdonare.

È un fantasy adulto, duro, che, però, non si compiace del sangue. È un fatto di personaggi che, per dirla alla Nietzsche, sono “umani, troppo umani”, in cui gli eroi sono eroi perché hanno tutto da perdere e spesso lo perdono.
Questo è stato il mio imprinting nel mondo fantasy, e dice molto dei miei gusti.

mercoledì 29 novembre 2017

Quando Dragonball era divertente


Quando Dragonball era divertente

 
Alla fine degli anni ’90, in piena febbre da Sayan, comparvero sul mercato italiano, per la precisione in edicola, due giochi da tavolo ispirati alle gesta di Goku e compagni: Alla ricerca delle sette sfere e il Torneo Tenkaichi.

Ossia, sta roba qua:
 


 
 
 
 
Il primo era dedicato alla prima parte del manga, con Goku bambino (la mia preferita), e comprendeva una bella mappa a colori del mondo di Dragonball, compresa, in un angolo in basso a destra l’isola con il mitico Villagio pinguino del Dottor Slump e Arale! Mito!

Il gioco era un classico tabletop dove ognuno si sceglieva un personaggio(Goku, Bulma, il maestro Muten, Yamcha, Crilin, Olong, Tao Bai Bai e Lunch), ognuno con un potere speciale(tipo Goku che poteva trasformarsi nello scimmione mannaro, o il maestro Muten che lanciava la Kamehameha) e li si metteva alla ricerca delle sfere, cercando di ottenerne di più degli altri. A ogni tappa si estraeva una carta Evento che poteva essere un aiuto (come una delle mitiche capsule hoipoi), o una sfida da superare.  I giocatori potevano anche sfidarsi tra loro per strapparsi di mano le sfere.

 

Il Torneo Tenkaichi, invece, credo che fosse il primo tentativo di riprodurre giochi tipo Tekken o Street Fighter su di un tavolo. In mezzo a una arena riprodotta con 4 angoli del ring in cartoncino ben 13(!) sfidanti, ognuno con la propria scheda e segnalino, presi per lo più da Dragonball Z se le davano di santa ragione in un tripudio di dadi. C’erano le regole per le combo che, complice un po’ di fortuna, potevano dar vita a un massacro senza precedenti (virtuale, ovviamente), i movimenti erano regolati da segnalini colorati: ogni colore era una lunghezza diversa, e potevano essere usati sia per il movimento dei singoli personaggi, per la gittata dei colpi come la Kamehameha o per il volo.

Su ogni scheda erano segnati davanti i Colpi del personaggio e dietro le Tecniche, ossia quelle abilità che non procurano direttamente danni tipo il volo o tecniche di potenziamento, che veniva gestito tramite tasselli di Energia Spirituale che “alimentavano” i colpi più potenti.

Una particolarità era che i personaggi del Torneo potevano essere usati anche per l’altro gioco, aumentando le possibilità e il divertimento.

A questo secondo gioco, purtroppo, non ho mai avuto l’occasione di giocare, mentre col primo sì, anche se non molto, ma ricordo che era  davvero divertente (anche se l’effetto nostalgia potrebbe aver ricoperto il tutto di quella patina che abbellisce i ricordi ;-) )

Comunque sia due bei prodotti  che mi ricordano di quando Dragonball era davvero divertente e non quella sagra a chi ha il SuperSayan più grosso che è diventata in seguito (Secondo me dovevano stoppare il tutto con la saga di Freezer. Almeno ci risparmiavamo personaggi come Mr. Satan)
 
 

mercoledì 22 novembre 2017

Paleorecensioni: Fantastic Four 1994


PALEORECENSIONI: FANTASTIC FOUR 1994

 

La paleorecensione di oggi è un po’ particolare, perché riguarda un film che, in teoria, non dovrebbe esistere!

Parliamo del Fantastic Four del 1994, diretto da tal Oley Sassone e prodotto dal re degli horror a basso costo Roger Corman.

La storia della sua lavorazione è complicata, tanto che sembra essa stessa uscita da un copione.

A quanto pare negli anni ’80 il produttore tedesco Bernd Eichinger comprò i diritti per un film sul quartetto. Non riuscendo a metterlo in cantiere, ma senza voler rinunciare a perderne i diritti, girò il progetto a Roger Corman che, da consumato professionista qual è,  riuscì a mettere in cantiere il film in quattro e quattr’otto, con però un budget limitato, com’era nel suo stile.

Ed è qui che iniziano a divergere le testimonianze.

Per anni i vari protagonisti affermarono che Eichinger avesse deciso a tavolino che il film non sarebbe mai comunque essere distribuito. Tutti gli altri, dagli attori ai tecnici, erano convinti di lavorare a una produzione vera.

Dopo molti anni, invece, è cominciata a circolare un’altra versione: che non si fosse fatto uscire il film per la sua intrinseca scarsa qualità (nel 1989 e successivamente nel 1992, erano usciti i film ad alto budget del Batman di Tim Burton, riscuotendo un incredibile successo) e Avi Arad, che aveva appena comprato la Marvel credeva che un prodotto del genere avrebbe affossato tutti i film successivi.

Quale che sia la verità, alla fine tutte le copie furono distrutte, tranne qualcuna che fu salvata da qualcuno e iniziò a circolare sottobanco sul mercato dei VHS pirata, consentendoci di vederlo.

Ma, tornando a noi, com’è il film?

Nonostante tutto, passabile. Se togliamo gli effetti speciali ridicoli, frutto del basso budget, la capigliatura patinata di Johnny Storm, alcuni personaggi inutili, qualche recitazione sopra le righe e qualche buco di sceneggiatura qua e là.

L’unica cosa davvero positiva è il montaggio, rapido e senza momenti morti, che rende frenetica l’azione e ti impedisce di fermarti a riflettere su cosa stai vedendo.

La storia inizia dieci anni prima dove i brillanti compagni di università Reed Richards e Victor von Doom stanno lavorando a un esperimento durante il passaggio di una cometa che fallisce uccidendo in apparenza Victor la cui salma è trafugata da due loschi individui.

Reed vive insieme al suo amico Ben Grimm da una affittacamere, la signora Storm, che ha due figli: il piccolo Johnny e la maggiore, l’adolescente Susan detta Sue, innamorata di Reed.

Dieci anni dopo la cometa ripassa. Reed, che nel frattempo è diventato un famoso scienziato, costruisce una navicella per andare a intercettare la cometa e ripetere l’esperimento fallito anni prima.

Per farlo ricostruisce la vecchia squadra, con Sue e Johnny cresciuti e la prima diventata una splendida ragazza.

Quello che non sanno è che il diamante grezzo che alimenta la navicella è stato sostituito da una copia dal Gioielliere, un inquietante personaggio che vive nelle fogne ed è a capo di una banda di straccioni (e che ricorda un po’ il Pinguino di Batman returns).

Il Gioielliere è anche innamorato di Alicia Masters, una scultrice cieca che successivamente fa rapire per farne la sua regina e darle in dono il diamante.

Quello che non sa è che Alicia è già innamorata: aveva incontrato per caso Ben prima dell’incidente e tra i due era scattato  qualcosa.

Il quartetto parte e avviene l’incidente a causa del falso diamante che esplode al contatto con i raggi cosmici distruggendo la navicella.

I quattro precipitano a terra, all’apparenza illesi, mentre il mondo li considera morti. Qui vengono prelevati dai militari che li esaminano scoprendo i loro incredibili poteri, e con Reed che giura a Ben, diventato la mostruosa e rocciosa Cosa, di aiutarlo a tornare normale.

Col tempo i 4 iniziano a diventare impazienti e a sospettare qualcosa, riusciti a fuggire scoprono di essere, in realtà, nelle mani del Dr Doom.

Scampati a un agguato, ritornano a New York, al Baxter Building, dove Ben “La Cosa” lascia gli altri convinto che la sua vita sia ormai rovinata per sempre.

Intanto, i due che avevano portato via Victor anni prima adesso lavorano per lui, e rintracciano il Gioielliere tentando, senza successo, di sottrargli il diamante, che serve anche al Dr Doom per completare un suo marchingegno.

Vagabondando per i bassifondi, ben incappa nei tirapiedi del Gioielliere, che lo portano dal loro capo, mentre intanto Reed e gli altri scoprono che Victor è ancora vivo.

Lo stesso Victor von Doom fa irruzione nel covo del Gioielliere con i suoi uomini prendendosi il diamante e anche Alicia, che dice a Ben di amarlo ritrasformandolo in essere umano. In quella forma Ben è costretto a scappare, non potendo affrontare Doom e i suoi scagnozzi e dalla rabbia si ritrasforma.

Doom contatta gli altri tre avvertendoli che ha la ragazza e anche il diamante che userà per costruire un cannone a raggi per distruggere New York (il perché non l’ho capito. Capisco meglio l’inglese scritto rispetto a quello parlato, mi dispiace.)

Ben ritorna giusto in tempo, Reed e Sue si confessano il loro amore e il fantastico quartetto si forma per poi partire a bordo di una navicella creata da Reed con destinazione Latveria, la patria di Victor, indossando per la prima volta i costumi creati da Sue.

Arrivati al castello vengono intrappolati con facilità ma, altrettanto facilmente, riescono a liberarsi e a ingaggiare la battaglia finale.

Prima di scappare, Doom aziona la sua arma mortale puntandola su New York, come aveva promesso. La Torcia umana parte e vola per la prima volta per intercettare il raggio prima che colpisca la città. Ben e Alicia si ritrovano, mentre Mister Fantastic e Dr Doom hanno il loro confronto. Victor cade dagli spalti del castello e prega Reed di salvarlo. Lui lo fa, ma il guanto dell’armatura si fila e Victor von Doom precipita nell’abisso, anche se alcuni dettagli suggeriscono che sopravviva.

La scena finale mostra il matrimonio tra Reed e Susan, con un imbarazzante braccio finto allungato che spunta dall’auto salutando tutti.

Che dire?, Boh, forse è stato meglio così, o forse si sarebbe potuto migliorare, non lo so. Il link lo trovate QUI.

Il film, purtroppo esiste solo in inglese, però più o meno si capiscono tutti i passaggi senza problemi. Alla prossima paelorecensione!

mercoledì 15 novembre 2017

I NONNI DI DYLAN DOG


I NONNI DI DYLAN DOG

 

 
Sarò onesto: Dylan Dog non comparirà in quest’articolo. Anche se però titolo era un esca, non ho mentito del tutto: la raccolta della mai troppo rimpianta linea 100 pagine, 1000 lire che vi presenterò raccoglie davvero le avventure di 5 indagatori dell’incubo, creati da altrettanti maestri molto prima che Tiziano Sclavi fece apparire nel ’86 il suo Old Boy di Craven Road.

Il primo ad apparire è il racconto Le mummie di Seabury Quinn.

Nato nel 1889, statunitense, dopo aver fatto numerosi lavori si dedicò alla narrativa fantastica pubblicando sulla storica rivista Weird Tales oltre un centinaio di racconti.

Quello in questa raccolta appartiene al ciclo di Jules de Grandin, investigatore dell’occulto accompagnato dal fido assistente Dr Trowbridge, molto ispirati all’accoppiata Holmes & Watson.

Il racconto narra dell’arrivo della coppia al casino di caccia di tale Sutter, assediato da forze oscure scatenate da un vecchio amareggiato, deciso a riavere ciò che ha perso.

Aiutati dalla giovane Audrey ingaggeranno una lotta mortale contro creature arrivate dal passato e avide di vita giovane.

La Palude appartiene al ciclo di Solomon Kane di Robert Erwin Howard, il papà di Conan il barbaro.

Kane è un giustiziere inglese puritano del ‘600, impegnato nell’eterna lotta contro le forze del male, aiutato dalla sua salda fede (leggi fanatismo), dalle sue pistole e dalla sua spada.

Uno dei personaggi migliori mai scritti e che dovreste recuperare, da cui hanno tratto un film… passabile.

Qui si trova a dover fronteggiare una apparizione diabolica nel mezzo della brughiera inglese, mentre percorre una scorciatoia. Deciso ad affrontarla per liberare il mondo da quell’orrore scoprirà che a volte le cose non sono come sembrano e che certi orrori ne nascondo altri peggiori…

L’anello è un racconto di William Hope Hodgson, l’autore della famosissima Casa sull’abisso che tanto impressionò Lovecraft, e de La terra dell’eterna notte.

Questo racconto appartiene al ciclo di Carnacki, il cacciatore di spettri, dove il protagonista affronta con le sue conoscenze (e un povero micetto…) il mistero di una stanza infestata da oscure presenze dove anni prima erano stati commessi tre omicidi.

Il rondache di Leonardo è il racconto di Manly Wade Wellmann, nato nel 1903, ebbe anch’egli una vasta produzione che spaziava tra fantastico fantasy e fantascienza.

Per rondache si intende la Rondaccia o Rotella, piccolo scudo di legno usato nel medio evo italiano. In questo racconto un oggetto simile è nelle mani di tale Norbier che lo fa esaminare dal protagonista di questo racconto, il corpulento John Thunstone, per confermare che la mostruosa decorazione che vi è dipinta sopra è attribuibile a un giovanissimo Leonardo da Vinci.

Thunstone lo conferma, ma lo avverte anche di non continuare a maneggiarlo fino al suo ritorno. Norbier, invece disubbidisce e dà vita a una orribile maledizione…

A cui John Thunstone, dal fisico non certo da uno d'azione, si opporrà con le sue conoscenze e un pugnale d’argento.

L’ultimo racconto, l’Innominabile, è un racconto di quel genio di Howard Phillips Lovecraft.

Il protagonista disquisisce con un amico sulla possibilità o meno che possa esserci nell’universo qualcosa di Innominabile, che non possa essere descritto con le normali menti umane. A questo punto il protagonista narra la storia di una casa abbandonata proprio davanti a loro. Una casa che riserva ancora qualche sorpresa…

In definitiva un quintetto di storie di buon livello, con 5 protagonisti figli del loro tempo ma interessanti (anche se l’ultimo, in verità, non è che faccia molto, alla fine…), che mi piacerebbe ritrovare in qualche raccolta ad hoc, in mezzo a cui Dylan Dog si troverebbe di certo a suo agio.

giovedì 9 novembre 2017

LUCCA RELOADED

LUCCA RELOADED

Eccoci qui! Come promesso posto altre foto che non erano entrate nell'articolo precedente.

P.S. Quell'articolo ho dovuto modificarlo dopo la pubblicazione perché non erano stati salvati alcuni pezzi. l'ho fatto 5 minuti dopo, però, se l'avete letto in quel lasso di tempo, vi raccomando di andare a rileggerlo! ;-)

Comunque, tornando a noi:


Lo stand della Yamato video e di Dragonball super

 



 Le copertine fake di riviste e giornali con le notizie sui supereroi (non male quelle di Time)



















 
 

Questo era lo stand di Squillo, il gioco da tavolo dei papponi (non me lo sto inventando!)







QUESTO non ha bisogno di presentazioni. purtroppo il Dottore non era in casa...


















Le mura di Lucca dopo il nubifragio


















Negli stand dedicati al collezionismo e ai Giochi di ruolo dal vivo (o LARP) c'erano anche queste meravigliose riproduzioni













Qui il proprietario lo ha lasciato incustodito. Proviamo a vedere se qualcuno ne è Degno?

















Lucca vista dall'alto. Anche col brutto tempo è sempre uno spettacolo













Il palco a Baluardo San Donato dove di solito fanno i concerti e si tiene il concorso di cosplay. Purtroppo a causa pioggia è rimasto vuoto e gli eventi sono stati spostati tutti al chiuso.










Un po' di cibo MOOOLTO dietetico  se si aveva fame...













Qui la foto non è venuta bene, però posso assicurarvi che ritrae alcuni passanti che si esercitano con il tiro con l'arco, assistiti da una associazione di arco storico (di cui ho dimenticato di segnarmi il nome, tanto per cambiare)















E per finire: chi vuole truccarsi come uno zombie? Per i più volenterosi uno stand con truccatori esperti che si sono esercitati su veri morti(no, scherzo. Almeno spero...)

mercoledì 8 novembre 2017

REPORTAGE(BAGNATO) DA LUCCA COMICS 2017


REPORTAGE(BAGNATO) DA LUCCA COMICS 2017



Ben trovati! Questo sarà un articolo speciale perché tratterò della mia toccata e fuga a Lucca Comics & Games 2017!

È un edizione che passerà alla storia (la mia, perlomeno), perché dopo 4 giorni di sole e caldo, la domenica, proprio quando arrivavo io, si è scatenato il diluvio. In tante edizioni, vi giuro che non ho visto mai così tanta acqua. Persino Noè è passato e si è scusato: ”Raga, mi dispiace ma sono al completo, oggi”.

E pensare che non sembrava così brutta all’inizio, si sapeva che sarebbe piovuto, ma speravo in un po’ di clemenza.



Comunque, passiamo a noi: arriviamo col pullman del mio amico Giovanni di Megacomics verso le 7 e mezza. Il tempo è grigio ma sembra reggere.

Il tempo di distribuire i braccialetti e i biglietti per chi li ha prenotati e poi, via, verso il centro storico.

Giro un po’ per gli stand ancora chiusi, godendomi un po’ di sano passeggio senza la ressa, arrivando anche ai tendoni della Bonelli e quello attiguo della Panini

 
 




































Goku e Crilin che mi invitano a mangiare un boccone. Mi dispiace, ragazzi, ma ho già fatto colazione!

















Le 9, l’ora di apertura ufficiale, si avvicina e io decido di mettermi a fare la fila per lo stand dei giochi, dove ho già in programma degli acquisti.

 


Apre la fiera, entriamo e, dopo circa 10-15 minuti sento un sinistro rumore di sottofondo

Mi sovviene un dubbio e mi affaccio: il nubifragio è iniziato. Giusto in tempo.



Una volta sbrigati i miei affari, inizio a girare per gli stand in attesa che smetta: in uno ti trovo Rambo puntare un bazooka alle spalle di Marylin Monroe

 


Mentre chi aveva i tavoli prenotati per provare i giochi inizia già a giocare

 


Io, intanto, continuo il mio giro adocchiando quello che reputo più interessante(per me): tra questi i giochi di carte de La leggenda dei cinque anelli e di Bloodbourne(sì il videogioco);

Misantropia express, riedizione del gioco Misantropia, il gioco, dove devi arrivare a fine giornata mantenendo il più possibile la tua sanità mentale ed evitare di sviluppare fobie e paranoie;

Michele Strogoff , basato sull’omonimo romanzo di Jules Verne (quanti ricordi!);

Interessante Awaken un GDR italiano finanziato tramite Kickstarter(come tutto, oramai) da quelli di Isola Illyon Edizioni: una ambientazione dark fantasy dove i giocatori devono impersonare i Risvegliati, umani che sviluppano poteri speciali per proteggere l’umanità: il problema è che se non si sta attenti gli eroi potrebbero cedere alla corruzione e diventare essi stessi demoni;

7thn sea, il GDR a tema piratesco-fantasy, proclamato Gioco di ruolo dell’anno;

Le notti di Nibiru, un gioco di fantascienza surrealista ambientato su di un pianeta quasi sempre al buio, pieno di segreti, dove i coloni umani vengono difesi dagli unici tra loro che non cadono in letargo e sono dotati, anche loro, di poteri sovrumani;

Poi, dentro una teca di vero trovo questo signore minacciarmi seduto sul suo trono

 



E dietro di lui il mito: Bud Spencer nelle vesti di Bambino dai film di Trinità, riprodotto fedelmente

 

E poi un altro mito: Walter White direttamente da Breaking bad

 

E a chiudere il Batman di Adam West

 

Mi allontano, e sento una voce famigliare gridare: “Capra, capra, capra!”

Sgrano gli occhi e mi dirigo verso un gruppetto che circonda uno stand. E ti trovo loro:

 
 


Il videogame Made in Italy dove interpreti il leader della lega in versione supereroe che lotta contro gli immigrati e compagnia bella. Nella partita di prova si stava invece giocando nei panni di Sgarbi (uno dei personaggi giocabili), che stendeva a cazzotti la gente che nemmeno Chuck Norris.
Poi trovo questo contest di arte a scopo di beneficenza

E questo angolo dedicato al premio intitolato a Joe Dever il creatore di Lupo Solitario

 
 


Dopo aver dato una bella occhiata a questi Lego


E a questi splendidi diorami che rappresentano alcune battaglie famose del cinema come il Fosso di Helm del Signore degli anelli e il Gladiatore















Decido di uscire per vedere se finalmente a smesso di piovere e ti trovo questo tipo, anche lui incazzato per il tempo

 


Continua a piovere, anche se meno di prima. Allora apro l’ombrello e raggiungo lo stand della Panini dove trovo circa dieci minuti di fila sotto la pioggia.
Quando esco FINALMENTE ha smesso di piovere. Mi faccio la mia bella fila anche dalla Bonelli (all’asciutto, stavolta) e riesco. È quasi mezzogiorno e decido di andare a mangiare qualcosa

Questo è il mio pranzo



Dato che finalmente non piove decido di farmi un giro sulle mura, cosa che amo fare ogni volta che vengo qui. Finalmente sembrano essersi riempite, cosa che mi permette di incontrare sempre gente interessante.





 
Qui Deadpool che invita a fare con amore… anche andare al bagno.

 


Fedeli come sempre anche quelli di Feudalesimo e Libertà non mancano mai

 
 
 
 
 

  Questo invece è lo stand di Netflix, accanto alla cattedrale. Inutile, devo per forza abbonarmi.





Oltre a questo ci sono i soliti stand che ti truccano come zombi, che ti insegnano a tirare con l'arco o che ti vendono tutto l'indispensabile per i giochi di ruolo dal vivo o LARP.
Per non parlare dei rivenditori di noodels, di pannocchie e altro.
Ancora, però, non vedo parata come quelle dei cosplayers di Star Wars, la 501a Legione, molto probabilmente per il maltempo.
anche il concorso di cosplayers viene spostato dal Baluardo San Donato, dove c'è il palco a una location all'asciutto.
Intanto cerco inutilmente di incontrarmi con il mio amico Mario. Anche lui qui, ma con una compagnia diversa. Tra chiamate non avvertite e ritardi vari l’appuntamento, purtroppo, salta.

Mentre cerco di ricontattarlo noto una agitazione tra la folla. Mi sporgo e scopro che perfino Thanos in persona è venuto a farsi un giro per la città, svettando tra la folla con la sua figura imponente: un sopralluogo prima di raderla al suolo combattendo gli Avengers? (dalle foto non rende. Credetemi, dal vivo faceva davvero la sua porca figura).


 

Allora comincio a girare per gli stand di Piazzale Napoleone. Le file per gli incontri con gli autori sono chilometriche come al solito e io stavolta non ho voglia di farle. Non ci sono tra i fumetti novità o rarità che attirano in modo particolare la mia attenzione, tranne una cosa. Una statua inglobata nel padiglione!



A quel punto riprende a piovere a dirotto. Si sono fatte ormai le 16 e mezza. Non ho ancora visto lo stand della Warner Bros, della Fox e non ho fatto il mio consueto giro alla Japan town. E il pullman riparte fra un’ora.
Maledicendo tutto e tutti arranco verso il punto di ritrovo, cercando di non inzupparmi troppo. Finisce qui, per me, il mio Lucca C&G più umido di sempre.

Qui sotto il mio bottino. Manca il manuale del giocatore in italiano di Dungeons and Dragons 5° edizione. L’avevano esaurito il secondo giorno. Toccherà ordinarlo via Amazon. Sì, potevo farlo anche prima, ma volete mettere la soddisfazione di prenderlo direttamente là?



In fondo io mi accontento di poco.



 P.S.

Domani , eccezionalmente pubblicherò anche altre foto come bonus track