KADATH,
UN SOGNO DA INCUBO
Bentornati!
Un demone dorato dagli occhi di insetto si erge tra le
fiamme di una città, dinanzi a una donna di colore seminuda e in ginocchio che
guarda verso di voi. Questa immagine che non c’entra un accidente con il
contenuto ( XD ) è stampata sull’edizione economica in mio possesso dell’opera
di Lovecraft che amo di più insieme a Alle montagne della follia.


La
ricerca onirica dello sconosciuto Kadath si inserisce nel cosiddetto Ciclo dei sogni che contiene altre
opere e racconti come La deposizione di
Randolph Carter e La chiave
d’argento. Ma oggi parleremo soprattutto di questo libro.
La storia si apre con Randolph
Carter che sogna in continuazione una bellissima città immersa in un
perenne tramonto. Peccato che ogni volta che cerca di scendere dal terrazzo in
cui si trova per esplorarla questa scompaia.

Qui inizierà un viaggio picaresco attraverso quelle terre
incontrando vecchi e nuovi amici, insospettabili meraviglie e, soprattutto,
orrori (stiamo pur sempre parlando di Lovecraft, no?) che si nascondono dietro
le pieghe di quel mondo dalle atmosfere in apparenza fantasy, fino ad arrivare
a un confronto addirittura con uno delle terribili divinità lovecraftiane.

Come scritto sopra è una delle storie di HPL che ho amato
di più forse perché, come scritto sopra, si discosta un po’ dalle solite
atmosfere (ma neanche tanto, alla fine), e poi perché mi ha sempre affascinato
il mondo onirico e le use implicazioni filosofiche e scientifiche.
Inoltre è incredibile come, in una storia tutto sommato breve, sia riuscito a ricreare un mondo completo e tridimensionale quando oggigiorno se autore non riempie un tomo di milleduecento pagine solo con la descrizione del mondo si sente un fallito.
Voglio anche sottolineare che in questa storia emerge molto il lato gattofilo di Lovecraft,
un lato che di solito non è molto conosciuto.
HPL amava
molto i gatti. Secondo un aneddoto raccontato da Paul Cook, un giornalista amico di HPL,
lo scrittore era rimasto ospite a casa sua, e al momento di andare a dormire si
trovava in poltrona con il gatto di Cook sulle ginocchia.
Il giorno dopo, al mattino, Cook
trovò Howard seduto nell’identica posizione in cui lo aveva lasciato la sera
prima, quando era andato a dormire. HPL aveva gli occhi stanchi ma la testa
eretta e il micio, evidentemente, non si era mai mosso dal suo grembo.
“Buon Dio. Non sei andato a letto?” esclamò
l’uomo, ovviamente stupito.
“No”, rispose Howard, “non volevo disturbare il
gatto!”
Inoltre, cosa fondamentale, Carter è il vero e proprio alter ego di Lovecraft con cui condivide
molte caratteristiche, oltre la passione per i gatti, con l’unica differenza
che Carter rimane molto più propositivo e intraprendente di HPL.
Parlando dal lato tecnico, la storia è scritta
nel tipico stile di Lovecraft, molto descrittivo e con pochissimi dialoghi
diretti, cosa che potrebbe far storcere il naso a qualche lettore più avvezzo
allo stile moderno (ma, d’altronde HPL è fatto così, prendere o lasciare).
A questi posso solo dire che la brevità del
testo, tutto sommato potrebbe essere un incentivo per dargli un’occhiata.
Per tutti gli altri che se ne fregano dico che,
secondo me, è una lettura obbligata se siete appassionati di HPL, anche se
magari preferite alla fine altre sue opere.
Un’ultima nota: anche le Dreamlands divennero un modulo di avventura per il gioco di ruolo Il richiamo di Cthulhu, edito dalla Chaosium, con tutta una serie di regole a parte per i viaggiatori onirici.
Alla prossima!
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