mercoledì 27 settembre 2017

NON SOLO CONAN


NON SOLO CONAN



Robert Ervin Howard (REH d’ora in poi perché sono pigro) è conosciuto in genere, preso il grande pubblico, per il personaggio di Conan il barbaro e un po’ meno(molto ingiustamente) per il personaggio di Solomon Kane (a cui il  film del 2009 con James Purefoy non ha reso un gran servizio, secondo me).

In realtà solo gli appassionati sanno che REH fu un autore molto prolifico che sfornò centinaia di racconti attraversando molti generi(compreso il western).

Questa raccolta, traduzione di una raccolta americana, ne raccoglie alcuni, scelti in modo da dare una panoramica della sua produzione.

Dopo una prefazione, la trascrizione dell’orazione funebre per REH scritta da Howard P. Lovecraft in persona e un ricordo di Hoffman Price, si parte in quarta con l’opera che dà il titolo al volume: Skull Face, Faccia di teschio(non c’entra niente Skeletor dei Masters of the universe).

In questo romanzo breve troviamo Stephen Costigan, un tossicodipendente dedito all’hashish, finire nel mezzo di un complicato intrigo internazionale che ha come scopo il crollo della civiltà occidentale e che ha origine in un lontanissimo passato, in una certa città sprofondata nel mare, e combattere l’abominevole essere noto appunto come Skullface…

Da sottolineare capitolo è aperta da una citazione di scrittori come Poe e Chesterton.

Continua poi con Testa di Lupo, che rivisita il mito del licantropo in un contesto africano e presenta la tormentata figura di De Montour. Fu questo uno dei primi lavori di REH, che lo fece conoscere al grande pubblico.

Vermi della terra, Sovrani della notte e L’uomo scuro, invece appartengono al cosiddetto Ciclo Celta, i cui protagonisti sono Bran Mak Morn, re dei Pitti, Cormach Mc Art e Turlogh O’Brien, detto il Nero e sono un bell’esempio di fantasy storico, ambientate nelle isole britanniche durante il crepuscolo dell’impero romano, e narrano la lotta dei Pitti contro le legioni mescolando storia e sovrannaturale molta perizia.

Inoltre contengono forse l’unico crossover con uno degli altri incredibili eroi creati di REH, quel Kull di Valusia che servirà poi da modello per Conan.

Il tumulo sul promontorio, anche se è associato al ciclo celta, è ambientato, invece, in epoca moderna anche se continua a parlare dello scontro tra culture.

Il giardino della paura e La valle del verme, invece appartengono all’originale ciclo di James Allison. Questo ha un assunto interessante: il protagonista, Allison, immobilizzato a letto da una non spiegata malattia, ha il potere di poter vedere tutte le sue reincarnazioni, non solo passate, ma anche future. Come dice lui stesso (cit.): “dal primo vagito mugolante di un cucciolo di scimmia fino al grido di morte dell’ultimo prodotto degenerato della civiltà finale, in un’era futura indistinta e inimmaginabile”.

Il ciclo si compone di soli tre racconti e questi presenti nella raccolta si concentrano soprattutto nel passato più remoto, raccontati tutti in prima persona da James, come se li stesse rivivendo in quel momento.

Canaan nero e I colombi dell’inferno sono, invece, del ciclo di Kirby Buckner che mescola western e horror e ambientati nel profondo sud degli Stati Uniti, tra Oklahoma e Louisiana, dove il voodoo è una realtà e gli scontri razziali sono in agguato.

La pietra nera e Il fuoco di Assurbanipal sono particolari, perché fanno parte dei racconti ispirati al Mito di Chtulhu, resi possibili grazie anche all’amicizia che legava REH e Lovecraft.

L’orrore del tumulo, invece, non appartiene a nessun ciclo, ma è un racconto solitario dove un avido contadino dei primi del novecento risveglia un antico orrore…

Un jeopardo antropofago, infine, è un racconto western con protagonista Bucker J. Grimes di Knife River, Texas, un goffo cowboy che finisce in un mare di guai. Il titolo si riferisce a Jeopardy ossia “pericolo” ed è alla base di un equivoco in cui c’entra un pezzo di carta e la poca dimestichezza del protagonista col disegno…

È anche uno degli ultimi lavori di REH a essere pubblicato prima della prematura morte.

In definitiva è una bella antologia che offre uno spaccato della produzione di un autore che, come molti altri (tipo Conan Doyle con Sherlock Holmes), ha creato qualcosa che gli è sopravvissuta spesso eclissando il resto del suo lavoro, che andrebbe invece riscoperto.

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