I NONNI DI DYLAN DOG
Sarò onesto: Dylan Dog non comparirà in
quest’articolo. Anche se però titolo era un esca, non ho mentito del tutto: la
raccolta della mai troppo rimpianta linea 100
pagine, 1000 lire che vi presenterò raccoglie davvero le avventure di 5 indagatori dell’incubo, creati da
altrettanti maestri molto prima che Tiziano
Sclavi fece apparire nel ’86 il suo Old Boy di Craven Road.
Il primo ad apparire è il racconto Le mummie di Seabury Quinn.
Nato nel 1889, statunitense, dopo aver
fatto numerosi lavori si dedicò alla narrativa fantastica pubblicando sulla
storica rivista Weird Tales oltre un
centinaio di racconti.
Quello in questa raccolta appartiene al
ciclo di Jules de Grandin,
investigatore dell’occulto accompagnato dal fido assistente Dr Trowbridge, molto ispirati
all’accoppiata Holmes & Watson.
Il racconto narra dell’arrivo della
coppia al casino di caccia di tale Sutter, assediato da forze oscure scatenate
da un vecchio amareggiato, deciso a riavere ciò che ha perso.
Aiutati dalla giovane Audrey ingaggeranno una lotta mortale
contro creature arrivate dal passato e avide di vita giovane.
La
Palude appartiene al ciclo di Solomon
Kane di Robert Erwin Howard, il papà di Conan il barbaro.
Kane è un giustiziere inglese puritano del ‘600, impegnato nell’eterna lotta
contro le forze del male, aiutato dalla sua salda fede (leggi fanatismo), dalle sue pistole e dalla
sua spada.
Uno dei personaggi migliori mai scritti
e che dovreste recuperare, da cui hanno tratto un film… passabile.
Qui si trova a dover fronteggiare una
apparizione diabolica nel mezzo della brughiera inglese, mentre percorre una
scorciatoia. Deciso ad affrontarla per liberare il mondo da quell’orrore
scoprirà che a volte le cose non sono come sembrano e che certi orrori ne
nascondo altri peggiori…
L’anello
è un racconto di William Hope Hodgson,
l’autore della famosissima Casa
sull’abisso che tanto impressionò Lovecraft,
e de La terra dell’eterna notte.
Questo racconto appartiene al ciclo di Carnacki, il cacciatore di spettri, dove
il protagonista affronta con le sue conoscenze (e un povero micetto…) il mistero di una stanza infestata da oscure
presenze dove anni prima erano stati commessi tre omicidi.
Il
rondache di Leonardo è il racconto di Manly Wade Wellmann, nato nel 1903, ebbe anch’egli una vasta
produzione che spaziava tra fantastico fantasy e fantascienza.
Per rondache si intende la Rondaccia o Rotella, piccolo scudo di
legno usato nel medio evo italiano. In questo racconto un oggetto simile è
nelle mani di tale Norbier che lo fa
esaminare dal protagonista di questo racconto, il corpulento John Thunstone, per confermare che la mostruosa decorazione che vi
è dipinta sopra è attribuibile a un giovanissimo Leonardo da Vinci.
Thunstone lo conferma, ma lo avverte
anche di non continuare a maneggiarlo fino al suo ritorno. Norbier, invece
disubbidisce e dà vita a una orribile maledizione…
A cui John Thunstone, dal fisico non certo da uno d'azione, si opporrà con le
sue conoscenze e un pugnale d’argento.
L’ultimo racconto, l’Innominabile, è un racconto di quel genio di Howard Phillips Lovecraft.
Il protagonista disquisisce con un
amico sulla possibilità o meno che possa esserci nell’universo qualcosa di
Innominabile, che non possa essere descritto con le normali menti umane. A
questo punto il protagonista narra la storia di una casa abbandonata proprio
davanti a loro. Una casa che riserva ancora qualche sorpresa…
In definitiva un quintetto di storie di
buon livello, con 5 protagonisti figli del loro tempo ma interessanti (anche se
l’ultimo, in verità, non è che faccia molto, alla fine…), che mi piacerebbe
ritrovare in qualche raccolta ad hoc, in mezzo a cui Dylan Dog si troverebbe di
certo a suo agio.
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