mercoledì 15 novembre 2017

I NONNI DI DYLAN DOG


I NONNI DI DYLAN DOG

 

 
Sarò onesto: Dylan Dog non comparirà in quest’articolo. Anche se però titolo era un esca, non ho mentito del tutto: la raccolta della mai troppo rimpianta linea 100 pagine, 1000 lire che vi presenterò raccoglie davvero le avventure di 5 indagatori dell’incubo, creati da altrettanti maestri molto prima che Tiziano Sclavi fece apparire nel ’86 il suo Old Boy di Craven Road.

Il primo ad apparire è il racconto Le mummie di Seabury Quinn.

Nato nel 1889, statunitense, dopo aver fatto numerosi lavori si dedicò alla narrativa fantastica pubblicando sulla storica rivista Weird Tales oltre un centinaio di racconti.

Quello in questa raccolta appartiene al ciclo di Jules de Grandin, investigatore dell’occulto accompagnato dal fido assistente Dr Trowbridge, molto ispirati all’accoppiata Holmes & Watson.

Il racconto narra dell’arrivo della coppia al casino di caccia di tale Sutter, assediato da forze oscure scatenate da un vecchio amareggiato, deciso a riavere ciò che ha perso.

Aiutati dalla giovane Audrey ingaggeranno una lotta mortale contro creature arrivate dal passato e avide di vita giovane.

La Palude appartiene al ciclo di Solomon Kane di Robert Erwin Howard, il papà di Conan il barbaro.

Kane è un giustiziere inglese puritano del ‘600, impegnato nell’eterna lotta contro le forze del male, aiutato dalla sua salda fede (leggi fanatismo), dalle sue pistole e dalla sua spada.

Uno dei personaggi migliori mai scritti e che dovreste recuperare, da cui hanno tratto un film… passabile.

Qui si trova a dover fronteggiare una apparizione diabolica nel mezzo della brughiera inglese, mentre percorre una scorciatoia. Deciso ad affrontarla per liberare il mondo da quell’orrore scoprirà che a volte le cose non sono come sembrano e che certi orrori ne nascondo altri peggiori…

L’anello è un racconto di William Hope Hodgson, l’autore della famosissima Casa sull’abisso che tanto impressionò Lovecraft, e de La terra dell’eterna notte.

Questo racconto appartiene al ciclo di Carnacki, il cacciatore di spettri, dove il protagonista affronta con le sue conoscenze (e un povero micetto…) il mistero di una stanza infestata da oscure presenze dove anni prima erano stati commessi tre omicidi.

Il rondache di Leonardo è il racconto di Manly Wade Wellmann, nato nel 1903, ebbe anch’egli una vasta produzione che spaziava tra fantastico fantasy e fantascienza.

Per rondache si intende la Rondaccia o Rotella, piccolo scudo di legno usato nel medio evo italiano. In questo racconto un oggetto simile è nelle mani di tale Norbier che lo fa esaminare dal protagonista di questo racconto, il corpulento John Thunstone, per confermare che la mostruosa decorazione che vi è dipinta sopra è attribuibile a un giovanissimo Leonardo da Vinci.

Thunstone lo conferma, ma lo avverte anche di non continuare a maneggiarlo fino al suo ritorno. Norbier, invece disubbidisce e dà vita a una orribile maledizione…

A cui John Thunstone, dal fisico non certo da uno d'azione, si opporrà con le sue conoscenze e un pugnale d’argento.

L’ultimo racconto, l’Innominabile, è un racconto di quel genio di Howard Phillips Lovecraft.

Il protagonista disquisisce con un amico sulla possibilità o meno che possa esserci nell’universo qualcosa di Innominabile, che non possa essere descritto con le normali menti umane. A questo punto il protagonista narra la storia di una casa abbandonata proprio davanti a loro. Una casa che riserva ancora qualche sorpresa…

In definitiva un quintetto di storie di buon livello, con 5 protagonisti figli del loro tempo ma interessanti (anche se l’ultimo, in verità, non è che faccia molto, alla fine…), che mi piacerebbe ritrovare in qualche raccolta ad hoc, in mezzo a cui Dylan Dog si troverebbe di certo a suo agio.

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