mercoledì 1 novembre 2017

Post di Halloween


Post di Halloween

 

Se tutto va bene questo post dovrebbe uscire proprio il 1° novembre.

E allora perché non farci un bel post (più o meno) a tema?

La scelta è caduta su questo volumetto della, almeno per me, rimpianta collana 100 pagine 1000 lire.

 

 

Il Vampiro è uno delle due storie uscite dalla scommessa fatta da Lord Byron e i suoi ospiti a  Villa Diodati, su chi avesse scritto la storia di orrore  migliore. La seconda, per chi non lo sapesse fu Frankenstein di Mary Shelley.

John Polidori era un italo-inglese medico personale di Byron con cui aveva un rapporto un po’ conflittuale, a cui non giovò la scrittura de Il Vampiro.

Polidori, infatti era influenzato dallo stile del suo amico, perciò, quando il suo racconto fu pubblicato molti editori furono persuasi che si trattasse di un’opera di Byron, e quello fu il nome che comparve sulla copertina. Solo tempo dopo l’equivoco fu corretto.

Polidori, dal canto suo entrò in depressione (per altri fattori), e morì nel 1821, forse per suicidio.

Ne “Il Vampiro”, pubblicato nel 1819 Polidori inventa la figura del mostro che divenne più celebre, quasi cento anni più tardi, con Dracula:  aristocratico, vestito di nero, viso pallido e sguardo penetrante, seduttore soprattutto di giovani innocenti.

A differenza di Dracula, però, il Ruthven (così si chiama il vampiro) di Polidori, oltre che di sangue sembra nutrirsi anche dell’anima delle sue vittime: esse infatti, vedono le loro vite distrutte e disonorate, come se Ruthven, assecondando i loro vizi, ne accelerasse la caduta.

Inoltre niente bare, trasformazioni in pipistrelli o nebbie. Ruthven cammina alla luce del sole, perché Polidori ne fa, prima di tutto, un parassita, anziché un mostro mutaforma.

Frequentarlo è fonte di chiacchiere e di preoccupazione come quelle espresse dai tutori di Aubrey, il protagonista del racconto che, affascinato dapprima da Ruthven, cercherà di allontanarsene durante un  viaggio in Italia dove il vampiro cercherà di sedurre una giovane nobile.

Arrivato in Grecia da solo Aubrey si innamorerà di una ragazza del luogo che gli racconterà varie leggende locali tra cui quella del vampiro vivente costretto a nutrirsi della vita delle fanciulle per prolungare la propria: la descrizione che ne verrà fuori sarà quella identica di Lord Ruthven che il malcapitato giovane incontrerà ancora una volta facendosi strappare un giuramento che porterà la rovina su di lui e sui suoi affetti più cari.

 

La seconda storia del volume, invece si intitola Un mistero nella campagna romana ed è scritto da tale Anne Crawford, sorella di un altro scrittore, più famoso, Francis Marion Crawford.

Come si intuisce è ambientata nel nostro paese (dove l’autrice e suo fratello soggiornarono a lungo) e narra la vicenda da due punti di vista: quello del pittore Martine Detaille, che racconta di come il suo amico Marcello Souvestre, scultore, sia in cerca di una villa in cui realizzare le sue opere e prenda possesso dell’isolata Vigna Marziali, e quello di Robert Sutton un amico di Souvestre che con l’aiuto del comune amico Magnin, cercherà di scoprire cosa è successo allo scultore, dopo che Detaille cade in preda al delirio.

Qui abbiamo una storia di orrore gotico in tutto e per tutto: un inquietante guardiano, una casa isolata nella campagna, Souvestre che sembra lentamente deperire e impazzire, apparizioni spettrali e un orrore che affonda le radici nell’antichità.

Piccola nota per i non addetti ai lavori: l’accostamento tra le parole gotico e Italia sembrerà azzardato, ma è fin dagli esordi con il Castello di Otranto che i primi scrittori di questo genere amarono ambientare le loro storie qui da noi.

Detto questo, buon 1° novembre e mi raccomando: proteggetevi il collo!

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