Post di Halloween
Se tutto va bene questo post dovrebbe
uscire proprio il 1° novembre.
E allora perché non farci un bel post
(più o meno) a tema?
La scelta è caduta su questo volumetto
della, almeno per me, rimpianta collana 100
pagine 1000 lire.
Il
Vampiro è uno delle due storie uscite dalla scommessa fatta da Lord Byron e i suoi ospiti a Villa
Diodati, su chi avesse scritto la storia di orrore migliore. La seconda, per chi non lo sapesse
fu Frankenstein di Mary Shelley.
John
Polidori era un italo-inglese
medico personale di Byron con cui aveva un rapporto un po’ conflittuale, a cui
non giovò la scrittura de Il Vampiro.
Polidori, infatti era influenzato dallo
stile del suo amico, perciò, quando il suo racconto fu pubblicato molti editori furono persuasi che si
trattasse di un’opera di Byron, e quello fu il nome che comparve sulla
copertina. Solo tempo dopo l’equivoco fu corretto.
Polidori, dal canto suo entrò in
depressione (per altri fattori), e morì nel 1821, forse per suicidio.
Ne “Il Vampiro”, pubblicato nel 1819 Polidori
inventa la figura del mostro che divenne più celebre, quasi cento anni più
tardi, con Dracula: aristocratico, vestito di nero, viso pallido e sguardo penetrante,
seduttore soprattutto di giovani innocenti.
A differenza di Dracula, però, il Ruthven (così si chiama il vampiro) di
Polidori, oltre che di sangue sembra nutrirsi anche dell’anima delle sue
vittime: esse infatti, vedono le loro
vite distrutte e disonorate, come se Ruthven, assecondando i loro vizi, ne
accelerasse la caduta.
Inoltre niente bare, trasformazioni in
pipistrelli o nebbie. Ruthven cammina alla luce del sole, perché Polidori ne fa, prima di tutto, un
parassita, anziché un mostro mutaforma.
Frequentarlo è fonte di chiacchiere e
di preoccupazione come quelle espresse dai tutori di Aubrey, il protagonista del racconto che, affascinato dapprima da
Ruthven, cercherà di allontanarsene durante un
viaggio in Italia dove il vampiro cercherà di sedurre una giovane nobile.
Arrivato in Grecia da solo Aubrey si
innamorerà di una ragazza del luogo che gli racconterà varie leggende locali
tra cui quella del vampiro vivente
costretto a nutrirsi della vita delle fanciulle per prolungare la propria: la
descrizione che ne verrà fuori sarà quella identica di Lord Ruthven che il
malcapitato giovane incontrerà ancora una volta facendosi strappare un
giuramento che porterà la rovina su di lui e sui suoi affetti più cari.
La seconda storia del volume, invece si
intitola Un mistero nella campagna
romana ed è scritto da tale Anne
Crawford, sorella di un altro scrittore, più famoso, Francis Marion Crawford.
Come si intuisce è ambientata nel
nostro paese (dove l’autrice e suo fratello soggiornarono a lungo) e narra la
vicenda da due punti di vista: quello del pittore Martine Detaille, che racconta di come il suo amico Marcello Souvestre, scultore, sia in
cerca di una villa in cui realizzare le sue opere e prenda possesso
dell’isolata Vigna Marziali, e
quello di Robert Sutton un amico di Souvestre che con
l’aiuto del comune amico Magnin, cercherà di scoprire cosa è successo allo
scultore, dopo che Detaille cade in preda al delirio.
Qui abbiamo una storia di orrore gotico
in tutto e per tutto: un inquietante
guardiano, una casa isolata nella campagna, Souvestre che sembra lentamente
deperire e impazzire, apparizioni spettrali e un orrore che affonda le radici
nell’antichità.
Piccola nota per i non addetti ai
lavori: l’accostamento tra le parole gotico e Italia sembrerà azzardato, ma è
fin dagli esordi con il Castello di
Otranto che i primi scrittori di questo genere amarono ambientare le loro
storie qui da noi.
Detto questo, buon 1° novembre e mi
raccomando: proteggetevi il collo!
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