CAPITAN
INDIANA E I PREDATORI DELLO SCUDO MALEDETTO
Che c’azzeccano Capitan
America e Indiana Jones?
Semplice: a parte la
collocazione temporale, la mia avventura preferita del Capitano potrebbe essere riciclata senza problemi per
un film del dottor Henry Jones junior detto Indiana.
Si intitola Caccia alla pietra di sangue, fu
pubblicata in un volume a parte in Italia e raccoglie i numeri dal 357 al 364
della serie regolare di Cap pubblicata negli USA nel 1989.
Prima due doverose parole
sull’autore: Mark Gruenwald. È stato
executive editor della Marvel per
anni e scrisse le avventure del Capitano per ben 10 anni(137 numeri secondo la
Marvel Universe wiki). Aveva una conoscenza minuziosa del Marvel Universe,
tanto che fu l’autore dell’Official
Marvel Handbook, ma l’opera per cui è maggiormente ricordato è Squadrone supremo. In questa miniserie
di 12 numeri, un gruppo di supereroi ispirato alla Justice League della
Distinta Concorrenza decideva di risolvere i problemi del mondo istaurando una
specie di benevola dittatura mondiale. Uscì pochi mesi prima di un altro
capolavoro, Watchmen, e gettò le basi, secondo me,
insieme a esso della famosa “decostruzione del supereroe” degli anni ottanta e
novanta.
Morì a 43 anni per un
attacco cardiaco. Seguendo le sue volontà fu cremato e le sue ceneri mescolate
all’inchiostro usato per la ristampa in volume dello Squadrone supremo.
Questa premessa era
dovuta in memoria di un professionista che amava il suo lavoro e perché,
appunto diede vita a questa storia.
Tornando a noi, tutto
inizia quando tre loschi individui (Batroc
il saltatore, e i suoi complici Zaran
e Machete), rubano una cassa per il Barone
Zemo, ancora convalescente dopo gli eventi di Atti di vendetta.
Nella cassa c’è lo
scheletro di un personaggio minore della Marvel: Ulysses Bloodstone il cacciatore di mostri. Il Barone se ne vuole
servire(in realtà gli basta lo sterno da usare come bacchetta da rabdomante),
per rintracciare, insieme a un sensitivo, i frammenti della antichissima Pietra di sangue che dava i poteri e il
nome a Bloodstone.
Vengono scoperto da Diamante, una ex supercriminale in
cerca di redenzione e innamorata del Capitano, che però viene scoperta e chiusa
nella cassa insieme allo scheletro per poi essere gettata in un pozzo dove
verrà trovata da Cap, grazie a un segnalatore d’emergenza. Insieme al figlio di
J.J.Jamson che fa loro da pilota
inizieranno una corsa contro il tempo in giro per il mondo dalla foresta amazzonica al triangolo delle bermuda, dall’Egitto a
Tokio, per mettere mano ai frammenti della pietra e impedire a Zemo di usarla
per resuscitare una persona a lui molto cara…
In tutta la storia lo
spirito di Indy è molto presente, a iniziare dalle innumerevoli trappole,
alcune, credo, abbastanza ispirate ai film. Poi l’azione frenetica e senza
pause, luoghi esotici, i colpi di scena e nemici implacabili (alcuni pure
tedeschi), una bella che sa farsi valere (ma in perenne friendly zone).
E non ultima, il primo
scontro con un avversario che diverrà molto importante nel futuro: quel Crossbones che è stato riportato (male,
secondo me) in Capitan America Civil war (Prima o poi farò anche un post su
cosa penso del Marvel Cinematic Universe).
In definitiva qui
abbiamo un Capitano molto action,
che strizza l’occhio non solo al Dottor Jones ma anche a tutto quel genere di
film d’azione che andava di modo negli anni ottanta, costruita bene e senza
buchi di sceneggiatura. Chi cerca drammi esistenziali e tormenti interiori qui
non ne troverà, è intrattenimento allo
stato puro, ma del tipo di qualità, di quello che a quasi vent’anni di distanza
si legge ancora con piacere perché ha mantenuto una certa freschezza.
Fidatevi, un
capolavoro, anche se non vi piace il Capitano.
E comunque, se si
fossero ispirati a questa storia per Indiana Jones 4, chissà…
Ah... la famosa pietrasangue di Ulisse... e come non poter far notare "Machete" il cui superpotere era... che sapeva usare il machete. XD
RispondiEliminaMa come lo maneggiava lui il machete... XD
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