sabato 15 luglio 2017

QUANDO GLI AVENGERS SI CHIAMAVANO VENDICATORI


QUANDO GLI AVENGERS SI CHIAMAVANO VENDICATORI

Era il 1992 ed ero alla stazione per prendere il treno per La Spezia in “gita” verso la visita per la leva militare(chi ha una certa età sa di che cosa parlo, nevvero? ;-) ). Mentre studiavo l’edicola della stazione con l’intenzione di prendere qualcosa per il viaggio, la mia attenzione cadde su di una copertina in particolare: Thor che avanzava minaccioso verso chi guardava con, disposti a ventaglio dietro di lui, il resto dei suoi compagni.
Sopra di loro campeggiava la scritta:

SPECIALE I VENDICATORI
RITI DI CONQUISTA

 
 
 


Bum! Era fatta. Bastò quello per un amore a prima vista.
Presi quell’albo(scoprii che era la raccolta di più numeri che formavano una saga completa) e, durante il lungo tragitto dalle Marche fino alla Liguria, lo divorai più e più volte, fino a impararlo a memoria.
Ora, non ero totalmente a digiuno della materia. Tempo prima il mio amico Marco mi aveva prestato alcuni dei suoi albi, Uomo Ragno e X-men in particolare, mentre i TV avevo visto più volte i cartoni dell’Arrampicamuri e dei Fantastic Four, ma gli Aveng… pardon, I Vendicatori mi conquistarono.
Perché? Bè intanto iniziamo dalla storia: in quella saga i Signori del male, ossia la collezione dei peggiori nemici dei Vendicatori, sotto la guida del barone Zemo riescono, con abili stratagemmi, a “sfrattare” gli eroi dalla loro base e a isolarla.
A rimetterci per primi saranno Ercole, ridotto in di vita e il povero Jarvis, maggiordomo del gruppo.
Una delle sequenze più drammatiche sarà infatti il pestaggio del pover’uomo da parte di Mister Hide su ordine di Zemo per piegare lo spirito di Capitan America, costretto ad assistere al massacro del maggiordomo e ad ascoltare le sue urla.
 


Un’altra immagine molto forte fu, alla fine di tutto, dopo che gli eroi avevano vinto, vedere il capitano inginocchiato in mezzo alle macerie tenendo in mano i pezzi dell’unica foto di sua madre, tra i ricordi di una vita che i supercriminali avevano distrutto nel tentativo di spezzarlo.


 
 
Bisogna dire che il merito di quell’amore era anche degli autori di quella saga:  a disegnarla c’era John Buscema, chiamato “il Michelangelo dei fumetti” mica l’ultimo arrivato. Un tizio che lavorò per anni oltre che sui Vendicatori, anche su Thor e Silver Surfer e che disegnò ben 200 numeri di Conan il barbaro.
Insieme a lui Tom Palmer più famoso come inchiostratore, ma bravo anche nei disegni, tanto da affiancare mister Buscema.
E alla sceneggiatura Roger Stern, un altro pezzo da novanta che lavorò sia per la Marvel che per la DC e che, se non ricordo male inventò il personaggio di Hobgoblin.
Ora, a distanza di anni, riflettendoci bene forse era la formula ciò che mi piacque di quel fumetto: un gruppo di persone che più diverse non c’erano, differenti per poteri e storia, senza niente a legarli tra loro (a differenza di X-men e Fantastici 4), ma che nonostante tutto si metteva insieme per uno scopo comune, come una specie di famiglia MOLTO allargata, dove spesso si litigava, ma dove si metteva subito tutti i propri problemi da parte se c’era da combattere per il bene comune (sì, più o meno accade anche nella Justice League, ma non stiamo parlando di loro, oggi).
Figo, no? Bè per me lo era e lo rimane tutt’oggi.
Successivamente iniziai a collezionare tutti gli albi che trovai, compreso qualche arretrato. Allora nell’edizione italiana venivano pubblicati insieme alle avventure di Capitan America, alternando le storie, cercando di mantenere una certa continuity.
Comunque, essere fan dei Vendicatori allora, per come l’ho vissuta io era qualcosa di eroico.
Per almeno due motivi:
1) allora i diritti dei fumetti Marvel erano spezzettati  tra varie case editrici (Star Comics, Plat Press Comics Art). Seguire in maniera organica i crossover era impossibile e, spesso, visti i ritardi (anche di 10 o 12 anni!) dalla pubblicazione dell’originale americano (l’ho detto che Riti di Conquista è dell’ 86?)si poteva assistere a incongruenze e anche spoiler.
2) Allora sembrava che alla Marvel esistessero soltanto L’Uomo ragno e gli X-men. Ognuno di loro aveva titoli su titoli che aumentavano l’offerta.
C’erano Web of Spiderman, Amazing, Spectacular, ecc. ecc.
Per i mutanti c’erano tutte le possibili declinazioni della x, compreso (giuro!) X-Factor (ma senza Morgan.)
C’erano battute sul fatto che le giornate di Peter Parker durassero più di 24 ore, mentre gli Uomini X, per essere una minoranza perseguitata, erano fin troppo numerosi.
Al massimo, dall’altra parte c’erano i Vendicatori della costa ovest come gruppo aggiuntivo (probabile futuro post), ma niente che reggesse il passo.
Oggigiorno, lo sappiamo, le cose hanno preso una piega diversa. Col successo dei film anche la visibilità e il “peso” nei fumetti è aumentato, tanto che, oramai, qualunque gruppo di supereroi che si mette insieme si fa chiamare Avengers (bè, quasi tutti.)
È una ruota che gira. Domani, magari avremo un intero esercito di, che so, Guardiani della galassia o Difensori.
Comunque sia questa storia mi è rimasta nel cuore. Azione, dramma, nemici spietati e implacabili che approfittano dei tuoi punti deboli e una situazione senza speranza.
Che si cerca di più per un battesimo del fuoco (fumettistico)?
A questo punto, però, mi piacerebbe sapere quale è stato il vostro primo amore (a fumetti).
Quando è successo? Dove eravate? Perché ve ne innamoraste?

5 commenti:

  1. non ho mai capito 'sta storia della "minoranza numerosa" XD

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  2. E' uno dei tanti misteri del multiverso...

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  3. nel senso: per quanto vogliono essere presentati nei fumetti mi sa che siamo ancora a meno di 300 e per arrivarci ci stiamo contando dentro anche "mutanti" come quello che parla tante lingue... Anche solo negli stati uniti la popolazione è di svariate centinaia di milioni. Sono comunque una minoranza, se permetti.

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  4. Il concetto era che all'epoca, contando il numero di pubblicazioni, quelle dedicate ai mutanti si erano moltiplicate esponenzialmente in proporzione al totale. C'erano mutanti ovunque. Da qui la battuta

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  5. Si, ma solo perché ci si focalizzava su di loro e basta. Se uno andava a ragionare, ovvio che erano una minoranza.

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