MARTIN NON HA INVENTATO
NIENTE
Fino alla fine ero
indeciso se chiamare questo articolo Questione
di imprinting, perché anche di questo parlo.
Alla fine ho deciso
per questo titolo perché, innanzitutto è un po’ polemico e mi divertiva l’idea
di scatenare qualche fan duro e puro (sì, sono un po’ stronzo quando mi ci metto ;-) ) in più ho sentito molti lodare
il Trono di spade di George Martin per
il suo stile crudo (in realtà ci sarebbero anche altre motivazioni, che però
esulano da questo articolo).
Comunque sia, zio
George non è stato il primo a inserire una certa crudezza nelle sue storie
fantasy. Ce ne sono state parecchi prima di lui, e uno di questi era David Gemmell.
Britannico, è considerato uno dei più autorevoli scrittori di
fantasy conosciuto soprattutto per la Saga
dei Drenai, la saga postapocalittica delle Sipstrassi, la saga dei
Rigante, e vari altri romanzi, anche storici e anche una trilogia sulla Guerra di Troia, della quale il secondo e terzo
volume sono stati pubblicati postumi.
È infatti purtroppo morto il 28
luglio 2006 dopo un’operazione per l’impianto di un bypass.
Ed è stato forse il primo romanzo fantasy che ho letto, prima ancora de Il
signore degli anelli.
Ero all’aeroporto di Fiumicino, credo nel ’87 o nel ’88 ed io (ancora
ragazzino) ero andato ad accompagnare con la mia famiglia una parente tornata
dal Canada dov’era emigrata anni fa. Mentre aspettavamo la sua partenza
girovagavo in giro fino ad arrivare a una libreria dove, in bella mostra, mi
colpì l’immagine di quell’uomo a
cavallo. Chiesi ai miei di acquistarmelo e lo fecero, forse inconsapevoli di
quello a cui andavano incontro (scherzo ;- ) )
Ma di cosa parla il romanzo?
Parla di un uomo, un mercenario conosciuto come Waylander che salva da alcuni banditi Dardalion, un giovane sacerdote del culto pacifista della Fonte.
Il paese dei Drenai
è intanto nel caos: Re Niallad, è
stato assassinato da un sicario professionista. Approfittando della confusione,
un'orda di spietati guerrieri, i Mastini
del Caos della vicina Vagria invade il regno dei Drenai, seminando ovunque
terrore e morte in un bagno di sangue senza precedenti.
Quello che Dardalion scoprirà poi è che il sicario è proprio Waylander.
Questo gesto altruistico, che stupisce per primo lo
stesso Waylander scatenerà una serie di eventi che porterà prima l’uomo a farsi
carico anche della giovane Danyal e
di tre bambini, sopravvissuti alla orgia di violenza degli invasori, e della
trasformazione di Dardalion al fondatore dell’ordine di preti guerrieri dei Trenta.
E, per ultimo, a essere costretto ad accettare un
assurdo incarico: ritrovare la mitica Armatura
di Bronzo che Re Orien, padre del re ucciso, usava in battaglia e che è
scomparsa con lui nelle terre dei nomadi
Nadir, niente affatto pacifici.
L’armatura riuscirebbe a riunire e a dare vigore ai
Drenai divisi, fungendo da catalizzatore per la riscossa.
Insieme all’ambiguo Durmast e a Danyal, Waylander(il cui vero nome è Dakeyras), si inoltrerà attraverso
quelle terre ostili, inseguito da un
sicario e dai Mutanti sguinzagliati dall’oscura Fratellanza, vero cervello
di tutta la situazione, e avrà l’aiuto inaspettato di personaggi come il mostruoso Kai.
Fino a un finale affatto scontato.
Il mondo tratteggiato da Gemmell è brutale, realistico (ma senza quel gusto
sadico di Martin nell’ammazzare qualsiasi personaggio), in cui il sovrannaturale esiste ma è labile e lavora
dietro le quinte e richiede sempre un costo e il personaggio di Waylander
è, a suo modo, “crepuscolare”: è un uomo
di ormai quarant’anni, che in un mondo fantasy medievale vuol dire che ha
già una certa età. È cinico, disilluso,
ma non per una mancanza di empatia, ma perché le ferite che la vita gli ha
inferto sono state tali che ha preferito ignorare i sentimenti.
Tutt’intorno a lui si muove una galleria di
personaggi davvero “tridimensionali”: sono davvero pochi quelli che sono
indiscutibilmente cattivi al 100%. Sono
tutti umani, con le loro virtù e debolezze ed è solo le scelte che compiono che
li portano da una o l’altra parte della barricata.
Inoltre Gemmell condisce tutto con scene di
battaglia davvero scritte bene e coinvolgenti, con una predilezione per gli assedi.
Gemmell ha una fissazione per gli assedi, in
ogni suo libro che ho letto c’è n’è almeno uno. Ma sono tutti descritti divinamente, è quello che li descrive
meglio di tutti e gli si può perdonare.
È un fantasy
adulto, duro, che, però, non si compiace del sangue. È un fatto di
personaggi che, per dirla alla Nietzsche, sono “umani, troppo umani”, in cui gli
eroi sono eroi perché hanno tutto da perdere e spesso lo perdono.
Questo è
stato il mio imprinting nel mondo fantasy, e dice molto dei miei gusti.